Una settimana tragica quella che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Franca, 69 anni, affetta da un’insufficienza respiratoria cronica, è prigioniera della sua stessa casa e lancia via social un accorato appello affinché qualcuno la aiuti, a partire dall’Amministrazione Comunale, a trovare un appartamento su misura per lei, a piano terra o dotato di ascensore, e tornare così ad avere una vita, lontana dai maledetti 74 scalini che non è più in grado di fare.
Il giorno dopo, i corpi senza vita di Leonello Lombardi, di 74 anni, e Graziella Possega, di 67, vengono trovati in una stanza di albergo. Conviventi da anni, entrambi vedovi, erano affetti da due patologie gravissime, di quelle che non lasciano scampo. Per compiere il tragico gesto hanno deciso di allontanarsi dalla loro casa di Piazzale Don Venturelli e si sono presentati in hotel dove hanno chiesto una camera a piano terra. Tutto era stato pianificato con cura. Leonello, diabetico, aveva portato con sé farmaci e insulina con cui creare un mix letale. Se ne sono andati così, in punta di piedi. Senza fare rumore e lontani da casa, per lasciare l’immagine del loro nido intatta.
Una scelta estrema che fa male al cuore e obbliga a una seria e non più rimandabile riflessione. Carpi – e non solo – è alle prese con la più complessa delle sfide: far fronte ai bisogni sempre più pressanti di una popolazione che invecchia ed è affetta da multipatologie, spesso croniche. Malati che non possono affollare i Reparti di Lungodegenza degli ospedali. Persone che, spesso, non possono permettersi le rette delle strutture private a fronte dei posti limitati di quelle pubbliche.
Cittadini che vivono in case vecchie, prive di ascensori e dalle innumerevoli barriere architettoniche. Su una popolazione residente pari a 71.836 individui, gli Over 65 sono 16.464 (dati Istat – gennaio 2019) c’è poco da stare allegri: la situazione diventerà drammatica. Si continua a parlare della costruzione ex novo di un ospedale, di un Hospice, ma sono davvero queste la priorità? Perché si continua a investire sui muri e non sulla rete delle cure domiciliari e palliative? Una politica miope che non si rende conto della vera emergenza del nostro tempo, ovvero la gestione della cronicità direttamente nelle case dei malati, rischia di gettare alle ortiche risorse preziose. Il pericolo è che tanti nostri concittadini si sentano soli, impotenti, senza via d’uscita.
Questa settimana, la solitudine, il dolore e la rassegnazione hanno il volto di Franca, Leonello e Graziella. Quanti altri vivono la loro stessa situazione?
Meno muri più domicilio, questo dev’essere l’imperativo.
Jessica Bianchi