Riaprono i Day Hospital di Carpi e Mirandola

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Cipomo – Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri – esprime la propria gioia per la riapertura del Day Hospital Oncologico dell’Ospedale di Carpi e per la prossima riapertura di quello dell’Ospedale di Mirandola. “Non possiamo che esprimere la nostra felicità – ha dichiarato il professor Roberto Labianca, presidente di Cipomo e primario oncologo presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo – e ringrazio per questo il primario, dottor Fabrizio Artioli e tutti coloro che hanno lavorato per dare questo bellissimo segnale del post terremoto. Come realtà associativa di 200 primari oncologi italiani, ci siamo subito resi disponibili, anche per un eventuale contributo economico, avendo ben presente che alla base della nostra vocazione di medici c’è l’intenzione di essere innanzi tutto una compagnia umana dentro il nostro lavoro di cura delle persone. Ci siamo resi disponibili come ritenemmo giusto fare dopo il terremoto dell’Aquila. Il segnale più bello dato dai nostri colleghi emiliani – aggiunge Labianca – è stato il fatto di riaprire il reparto dell’ospedale quanto prima, limitando al massimo la delocalizzazione e avendo cura di restituire ai pazienti un ambiente accogliente. Troppo spesso i nostri reparti ospedalieri non tengono conto del fatto che un paziente guarisce meglio se si trova in un posto accogliente, che per quanto possibile lo faccia sentire a casa. E dopo la tragedia del terremoto quest’aspetto è ancora più importante”.
Come racconta il direttore dell’Unità Operativa di Medicina Oncologica degli Ospedali di Carpi e Mirandola, Artioli, “sono stati fatti i lavori di consolidamento e messa in sicurezza della struttura; i tempi promessi dalla Direzione Generale sono stati rispettati e di questo ne siamo tutti grati, così come ringraziamo la Direzione Sanitaria e di Presidio per averci supportato in tutte le decisioni prese. Sono passati 63 giorni dalla prima forte scossa del 20 maggio e 54 giorni da quelle interminabili del 29 maggio. L’Oncologia dell’Area Nord ha continuato la propria attività in tenda, in roulotte e in un container; le terapie endovena sono state preparate e somministrate presso il Day Hospital Oncologico dell’Ospedale di Sassuolo, che ci ha ospitato con grande disponibilità. Li ringraziamo di cuore, a nome della intera nostra equipe e di tutti i malati. Non dimenticheremo il loro gesto di aiuto. Non ce l’avremmo mai fatta senza l’aiuto del volontariato, che ha investito in risorse economiche e umane. I malati sono stati trasportati gratuitamente dai volontari di Amo dal luogo di residenza (che spesso era una tenda) ai luoghi di cura, centinaia i viaggi, 20mila i chilometri percorsi in questi due mesi. Il mio pensiero va ai membri della mia equipe: medici, infermieri, psicologhe, OSS, personale amministrativo, data manager. Sono stati fantastici. Molti di loro avevano la casa inagibile o distrutta, ma sono venuti lo stesso a lavorare, dopo una notte passata in tenda o su un camper; stanchi, tesi, ma non hanno mai fatto mancare un sorriso ai nostri malati. I malati, loro, il centro di tutto il nostro lavoro, hanno accettato i disagi senza lamentarsi, un esempio di dignità che non dimenticherò per tutta la vita. Torniamo a casa; probabilmente non è la fine di un incubo, ma sicuramente è l’inizio di una nuova speranza”.

In foto Fabrizio Artioli.