Ore 7,34. Stazione ferroviaria di Carpi. Decido, dopo aver scritto decine di articoli sulla tratta Carpi-Modena di sperimentare una giornata da “pendolare”. Mentre attendo sulla banchina del Binario 2 l’arrivo del famigerato trenino, mi guardo intorno. Accanto a me studenti delle scuole superiori, universitari, lavoratori… mi chiedo se esagerino quando parlano di continui disagi, ritardi, soppressioni dell’ultimo minuto, mezzi inadeguati… Mentre stringo il mio biglietto da 1,80 euro, il treno in partenza alle 7,42 per Modena arriva lento sul Binario 1 e una voce – che annuncia il sovraffollamento del convoglio delle 7,34 – invita a salire su quello per viaggiare più comodamente. Quasi nessuno si muove dalla banchina, evidentemente per “smuovere” il popolo dei pendolari ci vuole ben altro. Quando il treno delle 7,34 si profila all’orizzonte un’idea avanza fugace nella mia mente: come faremo a entrarci tutti? Interdetta da questo pensiero avanzo troppo lentamente e mi ritrovo fanalino di coda della colonna di gente in attesa. Le due carrozze si riempiono in un batter d’occhio e i viaggiatori sono costretti a stazionare nello spazio che le congiunge. Io salgo il primo gradino e… ci resto. Per tutto il tragitto rimango schiacciata tra le porte di accesso e un muro di folla, mentre un cartello svetta sulla mia testa, avvertendo i passeggeri che è severamente vietato appoggiarsi alle porte! Al danno, pure la beffa… poco più in là, mi spiega una studentessa, ce n’è un altro che, ipoteticamente, dovrebbe limitare a soli 25 viaggiatori la possibilità di rimanere in piedi! Una barzelletta. Tanto nessuno controlla. Chi riuscirebbe a intrufolarsi? Non c’è spazio per muoversi, per andare in bagno, per prendere fiato… rido pensando a una vecchia pubblicità televisiva delle Ferrovie dello Stato che recitava: “abbiamo un solo obiettivo. Migliorare il sistema ferroviario italiano, affinché ogni cittadino e ogni viaggiatore sia sempre soddisfatto di muoversi con noi” e mentre una voce flautata ti accarezzava le orecchie, scorrevano le immagini di una colomba ferita che si accoccolava comodamente su un sedile del treno… L’immagine di un carro bestiame sarebbe certamente più calzante. L’aggettivo audace è quello che si addice maggiormente al popolo dei pendolari, persone che ogni giorno, nonostante i disagi e la scomodità, decidono di muoversi in treno per necessità o nel segno di una scelta sostenibile e all’insegna del rispetto ambientale. “Un paio di volte alla settimana – mi spiegano – ci danno il contentino e alle 7,34 arriva un treno con cinque carrozze. In tal modo solo un paio di persone restano in piedi”. “Io prenderei il convoglio successivo delle 7,42 ma essendo sempre in ritardo, rischio di perdere la coincidenza per Bologna delle 8,01”. C’è da chiedersi come mai, a fronte di un’utenza di pendolari tanto consistente, il servizio di trasporto su rotaia non venga potenziato in questa tratta e come mai non siano previsti più treni che da Carpi portino direttamente a Bologna in un orario utile a lavoratori e studenti, magari sopprimendone altri come quello delle 18,51 che viaggia dalla Corte dei Pio alla Città delle Due Torri, praticamente vuoto. Tredici minuti dopo (alle 7,47) arriviamo a Modena e tutti si affrettano a scendere. Pare quasi impossibile che tutta quella gente sia riuscita a salire su quel piccolo treno striminzito. Mentre attendo di ripartire alla volta di Carpi, alle 7,56 circa, i pendolari delle 7,42 si riversano copiosi sul binario… Dopo questo mio piccolo viaggio della speranza salgo su un treno quasi vuoto, mi siedo e allungo finalmente le gambe, assaporando la bellezza di vedere scorrere il paesaggio autunnale e lasciandomi cullare dal dondolio del convoglio. Questo sì che è viaggiare. E mentre ascolto distrattamente l’I-pod ringrazio la sorte di non dover iniziare ogni mia giornata di lavoro con l’ansia di essere schiacciata in bilico su un predellino…(Jessica Bianchi)
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