La disoccupazione non cala

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La crisi non molla. Numerosi i carpigiani che hanno perso il proprio impiego e che il mercato del lavoro non riesce a riassorbire. Un dramma che si ripercuote inevitabilmente sul tessuto sociale cittadino: si allungano infatti le file ai Servizi Sociali e alle associazioni di volontariato in cerca di aiuto. Uomini e donne che, privi di reddito, non riescono a pagare mutui e affitti e che rischiano quindi di perdere il diritto inalienabile ad avere un tetto sulla testa. Ma qual è la dimensione del problema? Quanti sono i disoccupati e gli iscritti alle liste di mobilità alla Corte dei Pio? Secondo L’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Modena dopo la discesa dell’occupazione che aveva riguardato il 2009, ora stiamo vivendo una situazione di relativa stabilità. Nei primi nove mesi del 2010 infatti, è cresciuto il numero di richieste di personale inoltrate dalle aziende ai Centri per l’Impiego della Provincia (1.998 contro 1.432 nel 2009) ed è in crescita anche il numero di posti di lavoro complessivamente richiesti dalle aziende rispetto al 2009 (2.535 contro 1.908 nel 2009).
Considerando l’andamento medio degli addetti dei primi tre trimestri del 2010 e il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, il mercato del lavoro si caratterizza per una perdita pari a oltre 4mila unità che si sommano alle oltre 6mila perse nel 2009. Nel complesso i due anni dall’inizio della crisi hanno visto i posti di lavoro contrarsi di oltre 11mila unità. Dal punto di vista dell’offerta di lavoro, a settembre l’indicatore di disoccupazione indica un’espansione dell’area della ricerca di lavoro presso i Centri per l’Impiego della Provincia di Modena pari a circa 9.500 posti di lavoro, considerando i lavoratori immediatamente disponibili al lavoro nei primi nove mesi del 2010 e il dato sulla ricerca di lavoro del 2008. I lavoratori disoccupati e in mobilità in Provincia di Modena al 30 settembre 2010, sono 20.403, di cui 5.673 (quasi il 28%) stranieri. I lavoratori domiciliati a Carpi che hanno ottenuto lo stato di disoccupazione presso il Centro per l’Impiego nel 2010 sono 1.580, di cui 717 uomini e 863 donne. Numero che sale a 2.136 (di cui 973 uomini e 1.163 donne) se si considera l’intero distretto di Carpi, ovvero Campogalliano, Novi e Soliera. Alla Corte dei Pio, lo scorso anno, sono entrate in mobilità 520 persone (di cui 268 uomini e 252 donne), 807 (di cui 420 uomini e 387 donne) nell’intero Distretto. Nel 2007 i disoccupati domiciliati nel Distretto di Carpi erano 385; 1.059 i lavoratori in mobilità. I lavoratori immediatamente disponibili al lavoro lo scorso anno, sono stati 1.329 a Carpi, 1.808 nel distretto, 12.045 nell’intera Provincia di Modena. I lavoratori “a spasso” si caratterizzano in gran parte per un livello di professionalità medio bassa, poiché le richieste di profili generici da parte delle aziende risultano in sensibile diminuzione rispetto alla fase pre-crisi, mentre reggono le figure specializzate e gli impiegati. I Centri per l’Impiego della Provincia di Modena vivono una fase critica dell’incrocio domanda-offerta di lavoro dove la ‘fascia bassa’ di disoccupati, caratterizzati da profili generici, trova difficoltà alla luce di richieste aziendali più orientate verso professionalità più specifiche e tecniche. Rispetto alla fase pre-crisi, le richieste di personale si caratterizzano quindi per un maggior numero di competenze o conoscenze, trasversali o specifiche e un grado di specializzazione più elevato. La ripresa produttiva in corso difficilmente porterà nel breve termine a una significativa creazione di posti di lavoro, con le prevedibili e drammatiche ricadute sociali di cui abbiamo già avuto più di un assaggio. Secondo il centro studi di Confindustria, “a gennaio 2011 il tasso di disoccupazione nel nostro Paese è rimasto fermo all’8,6% per il terzo mese consecutivo, ma è destinato a salire, ipotizzando che la partecipazione al mercato del lavoro aumenti in corso d’anno, mentre la variazione dell’occupazione (-0,4% a gennaio su dicembre) non tornerà positiva prima del 2012”. Confidiamo che tale previsione non sia troppo rosea. Perchè senza lavoro, non c’è futuro. E dove muore il futuro, muore anche la speranza.