Se c’è chi ha scritto che la rivoluzione non è un pranzo di gala, la cifra che rende unici i romanzi dello svedese Bjorn Larrson – ospite, la scorsa domenica, della Festa del Racconto – è la testimonianza di come neppure la libertà sia una passeggiata. “Parlare di libertà assoluta è un non senso – ha detto lo scrittore che è anche docente di letteratura francese all’Università svedese di Lund, filologo, traduttore e appassionato velista – se ci pensate bene, vedrete che la libertà è un contenitore vuoto da riempire”. Non per nulla, la sua autobiografia reca il titolo piuttosto esplicito di Bisogno di libertà . Ma nella nostra epoca, abituata com’è a quella caricatura di libertà che è la trasgressione, questo discorso non sempre viene compreso. “Quando nel libro racconto della scelta che, in un periodo della mia vita, ho dovuto fare tra libertà e amore, alcune donne mi hanno detto che non comprendevano il perchè avessi rinunciato a una donna per cui provavo un sentimento così grande. Ma non si trattava di una scelta! Quello della libertà è un bisogno, non una scelta razionale e occorre essere franchi: nella vita non tutti i valori, gli ideali e le aspirazioni sono conciliabili”. Se la libertà personale è un percorso che richiede sacrifici per essere coltivato, quella della donna assume un’importanza particolare, anche in Italia. “La libertà della donna dovrebbe tradursi anche nella libertà degli uomini di affrancarsi dalla dipendenza della madre. Se penso a un mio caro amico italiano – ha scherzato Larsson strappando un fragoroso applauso – professore universitario, intellettuale raffinato che, alla domanda sul perchè non sia in grado di cucinarsi neppure una pasta asciutta, risponde che non ha mai imparato perchè sua mamma preparava pietanze impareggiabili, proporrei per legge che tutti i maschi del vostro Paese fossero obbligati a passare almeno un paio di anni da soli, prima di convivere con una donna. Scherzi a parte, penso che l’emancipazione della donna rappresenti la vera speranza per il futuro e, in questo, credo che la Svezia abbia qualcosa da insegnare all’Italia”. Larsson, arrivando a Carpi, ha anche ricevuto una piccola, gradita sorpresa: i saluti dell’esploratore e documentarista Folco Quilici scritti in un biglietto lasciato prima di partire. Ma come è possibile vivere ancora avventure in un mondo ormai completamente cablato, in cui tutte le mappe sono state tracciate, tutti gli itinerari percorsi e tutte le meraviglie fotografate? “Quello di avventura è un bisogno insopprimibile dell’uomo. A forza di vivere ci si rende conto di come la vera avventura sia l’incontro con l’altro, con il rischio anche di cambiare se stessi: per questo in definitiva l’avventura è la vita stessa”. Prima di salutare i suoi numerosi lettori – che, per farsi autografare la propria copia del libro, hanno formato una coda durata oltre mezz’ora – Larsson ha espresso un piccolo desiderio: “qualche anno fa ho scritto un libro di filosofia del linguaggio. Mi piacerebbe essere invitato a presentarlo al Festival Filosofia. Sarebbe una bella provocazione, che su quel palco salisse un romanziere”.
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