“Siamo stati dimenticati”

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Lo affermano gli stessi sindaci del Pd dei Comuni terremotati, lo conferma l’assessore regionale Muzzarelli messo alle strette quando si reca alle assemblee nel modenese a fare da ‘scudo’ al presidente Errani, lo ripetono i dirigenti delle associazioni di categoria, anche quelle di Sinistra. Ne sono convinti anche i 40mila sfollati ancora senza casa dopo sei mesi dalle prime scosse. E il leit motiv di tutte le proteste è: “il Governo Monti ci ha dimenticati e così la Regione. E i solenni proclami di Vasco Errani sulla diversità della nostra Regione rispetto alle altre non hanno avuto alcun seguito, così come le tante promesse”. “Siamo stati lasciati soli” hanno detto in coro gli imprenditori delle zone terremotate riunitisi nella sede di Confindustria Modena. “I sostegni promessi dal Governo e dalla Regione tardano ad arrivare e le banche danno risposte negative. Le aziende sono allo stremo. Non ce la fanno da sole e risibili e demagogiche sono le affermazioni secondo cui noi emiliani siamo bravi e ce la faremo da soli. Affermazioni che non servono a nulla e che, anzi, sono negative e controproducenti. Se vuole essere utile Errani vada da Monti a dirgli che qui le imprese non ce la fanno più perché c’è stato un calo di ordini e di fatturato del 30 per cento e sono ormai 3.400 la aziende che, da giugno, hanno chiesto la cassa integrazione per i loro 33mila dipendenti”.
Poi c’è la delicata questione della mancata proroga della scadenza del pagamento delle tasse fissata per il 16 dicembre per la quale Confesercenti afferma che “è inaccettabile che di fronte a un drastico rallentamento delle produzioni e del fatturato, le imprese siano sottoposte a salassi e poste di fronte a una burocrazia statale e locale sorda e menefreghista”. Ma si è assistito anche a una plateale contestazione dei parlamentari del Pd all’Assemblea alla Camera di Commercio organizzata dalle associazioni degli artigiani e dei commercianti, con Muzzarelli sul banco degli accusati, venuto a rappresentare il presidente Errani, che aveva preferito andare da un’altra parte, a testimonianza dello scollamento esistente tra base e vertici del Pd. Quel Pd che a Roma continua a sostenere il Governo Monti osteggiato invece in provincia dalle associazioni di Sinistra, soprattutto per quanto riguarda il tasto dolente della mancata proroga delle tasse da pagare allo Stato. E in questo caso è stato significativo lo sfogo del sindaco di Carpi Enrico Campedelli: “il Governo fa finta di non sapere che l’Emilia produce il 2 per cento del Pil nazionale e attende un ‘ritorno’ economico ora che ne ha bisogno”. Ma anche gli altri sindaci dei Comuni interessati si sono riuniti a Camposanto e, rompendo gli indugi e superando quella sorta di sudditanza psicologica che li aveva sinora frenati, hanno chiaramente detto che “il Governo Monti sbaglia” e chiedono “lo slittamento del pagamento delle tasse al 30 giugno per tutte le imprese che hanno subito danno diretti e indiretti, col pagamento dilazionato in più anni”. Intanto due manifestazioni politiche si sono svolte a San Possidonio, con una fiaccolata di protesta e a Mirandola con la raccolta di firme da parte del Pdl inviate al presidente Monti.
Durissimo anche il presidente della Lapam carpigiana Maurizio Lusvardi secondo cui “a furia di dire che noi emiliani siamo più bravi degli altri e che ce la faremo da soli, il resto dell’Italia pensa che i problemi qui siano già risolti, quando invece non è arrivato un euro a distanza di sei mesi dalla prima scossa”.
Abbiamo lasciato per ultimo il commento del Comitato Sisma 12 che sabato 24 ha tenuto a Mirandola un’affollata assemblea di arrabbiati e delusi e che si è presentato con uno slogan inequivocabile: “Ma il Governo Monti dov’è? Qui cittadini e aziende non sono ancora in grado di accedere ai fondi destinati alla ricostruzione, confuse sono le norme di erogazione dei contributi, mentre è certo che i rimborsi, quando arriveranno, saranno al di sotto dell’80 per cento del danno subito che per molti vorrà dire non riuscire a ricostruire nè azienda nè abitazione, a differenza di quello che avvenne all’Aquila dove gli indennizzi furono del cento per cento”.
Una posizione questa che ha messo in grave imbarazzo i dirigenti del Pd che, per ottemperare alle direttive nazionali del ‘partitone’, hanno sinora tenuto un atteggiamento soft, senza protestare e inscenare manifestazioni di aperto dissenso come avrebbero fatto se ci fosse stato il Governo Berlusconi.
Cesare Pradella