Un gesto d’amore

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Presentato nei locali dell’Hotel President di Correggio, lo scorso 12 gennaio, il tema nazionale Lions dell’anno 2011-2012. I quattro presidenti di Lions Club Correggio Antonio Allegri, Lions Club Carpi Alberto Pio, Lions Club Carpi Host e Leo Club, rispettivamente Ivano Accorsi, Vanda Menon, Giampiero De Giacomi e Gaia Sighinolfi, hanno annunciato l’impegno dei club a sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’importanza di donare il sangue del cordone ombelicale, per il bene di tutti. “Dare alla luce una nuova vita – ha sottolineato Vanda Menon – è un’esperienza sacra, magica per ogni donna. Quello del parto è un momento eccezionale che può diventare ancor più prezioso: ogni donna infatti, donando il sangue del cordone ombelicale può diventare mamma due volte, ridando a una vita spezzata dalla malattia, una speranza”. Un gesto d’amore e di altruismo questo, illustrato alla platea dal dottor Marcantonio Vezzani (ginecologo che, nella sua carriera medica, ha assistito sinora nel parto oltre 3mila donne) coadiuvato dalla dottoressa Giulia Pedrielli. “Con la scoperta delle cellule staminali – ha spiegato Vezzani – ci si è dischiuso un orizzonte vastissimo relativamente alla cura di numerose patologie fino a ieri mortali. Una scoperta che ci ha fatto accarezzare persino il sogno dell’immortalità… il sangue del cordone ombelicale è ricchissimo di cellule preziose, dette cellule staminali emopoietiche, presenti anche nel midollo osseo, preposte a formare gli elementi corpuscolari del sangue: i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Queste cellule costituiscono una risorsa biologica per l’intera umanità”, poiché, come ha poi aggiunto la dottoressa Pedrielli, “sono simili a quelle embrionali e quindi proliferano velocemente, garantiscono una pronta disponibilità, il rischio di infezione è molto basso, non costituiscono alcun rischio per i donatori, sono conservabili fino a 20 anni, sono utilizzabili anche quando non c’è una perfetta compatibilità tra donatore e ricevente, non creano problemi etici e danno origine agli elementi del sangue”. Il prelievo del sangue cordonale può essere eseguito in qualsiasi ospedale, (sia durante un parto spontaneo che cesareo) che sia tuttavia in grado di fare riferimento a una struttura specializzata, dove la sacca di sangue venga elaborata e preparata per l’utilizzo. “Nella nostra Regione – ha continuato Vezzani – il sangue raccolto viene conferito alla Banca di Bologna che offre garanzia di sicurezza, idoneità e tracciabilità. La banca, a sua volta, trasmette i dati genetici al registro nazionale e internazionale del sangue cordonale che, da poco, è stato unificato a quello del midollo osseo, in attesa di richiesta da parte dei Centri trapianto”. Donare il sangue del cordone è un procedimento semplice e non comporta nessun rischio né per la mamma né per il bebè, dato che il prelievo avviene quando il cordone ombelicale è già stato reciso. Subito dopo la nascita, il cordone viene pinzato in due punti e reciso: il neonato viene staccato, accudito e sottoposto ai controlli di prassi. Nel frattempo, un operatore esperto preleva con un ago dalla vena ombelicale il sangue rimasto nel cordone e nella placenta, che viene raccolto in una sacca sterile. In Italia ogni anno sono raccolte circa 28mila sacche di sangue ma, l’obiettivo, “per raggiungere l’indipendenza dall’estero, deve essere il raggiungimento delle 75mila”. Purtroppo infatti, solo il 20% del sangue raccolto viene poi bancato e conservato, poichè in molte sacche non vi è un numero sufficiente di staminali. Per tale motivo la donazione di “massa” diventa fondamentale. “Nel 2010, in Provincia di Modena – spiega il dottor Vezzani – sono state fatte 229 donazione. Di queste 74 sono state scartate e 55 congelate. In Italia, sempre nel 2010, a fronte di 557mila nuovi nati, sono state donate solo 20mila sacche di sangue, di cui 4mila bancate”. La strada da fare è ancora lunga. Il bacino di potenziali donatrici è immenso, a partire dalle donne straniere, che potrebbero assicurare anche “una maggiore eterogeneità del sangue a disposizione”. Queste cellule sono una vera e propria “terapia salva-vita nelle malattie tumorali (leucemie e linfomi), nelle anemie congenite (talassemia), in caso di aplasia del midollo e di immunodeficienze congenite”. Ogni anno nel nostro Paese si registrano dai 10 ai 12 nuovi casi di leucemia ogni 100mila abitanti; 500 di loro sono bambini con meno di 14 anni. “Per la loro guarigione è fondamentale la tempestività del trapianto: purtroppo un quarto di loro non trova un donatore compatibile e muore. Negli ultimi 10 anni però, 200 bambini sono guariti grazie al sangue del cordone”, ha sottolineato Vezzani che non ha risparmiato critiche alle banche private estere. “Ogni anno dall’Italia migrano 15mila cordoni in banche private estere, per la conservazione autologa, pratica non consentita nel nostro Paese che crea illusioni, disinformazione e, soprattutto, in caso di malattia, non ha alcun riscontro scientifico”. Qualora si contragga una patologia infatti, “l’unico sangue da non usare è il proprio”, ribadisce Vezzani. “Le banche introitano dai 30 ai 40 milioni ogni anno e, facendo leva sul fattore emozionale (una sorta di assicurazione biologica) convincono genitori male informati a mettere il cordone al sicuro in caso di bisogno futuro, sottraendo così donazioni veramente utili ai trapianti. Quando il profitto prevale sul bene comune, la qualità della vita decade”. La donazione (eterologa e intrafamigliare) è una scelta etica importante, svincolata da ogni logica di profitto. Un gesto squisitamente altruistico. La sfida del futuro allora è quella di fare ciascuno la propria parte. Ogni neo mamma deve convincersi che il sangue che nutrito il proprio piccolo può dare ancora vita e, allo stesso tempo, la comunità scientifica deve continuare a inseguire il sogno di scoprire il “segreto genetico delle cellule staminali”, affinchè in futuro, più o meno prossimo, ognuno di noi possa diventare donatore di se stesso, vincendo patologie oggi ancora incurabili.