Sisma: 10 alla popolazione, 4 alle istituzioni

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Qualcuno ha scritto che il nostro territorio basa la propria storia sul lavoro manuale e intellettuale, sulla forza d’animo e sullo spirito di sacrificio dei suoi abitanti. Tutto vero, come dimostra la straordinaria reazione dei cittadini colpiti dagli effetti del sisma, dagli imprenditori ai lavoratori dipendenti. Persone che, unite, hanno lavorato giorno e notte in situazioni di pericolo, pur di mettere in sicurezza gli impianti e i capannoni non crollati al fine di salvaguardare le commesse, l’attività e i posti di lavoro.
La nostra terra ha stupito l’Italia intera per la reazione immediata che ha avuto, non arrendendosi e non rimanendo vittima della rassegnazione, pur di fronte alla latitanza di Regione e Governo. Una latitanza che ha generato un diffuso senso di rabbia.
E sono stati numerosi gli esempi di impegno, tenacia e abnegazione in tutti i Comuni colpiti.
A Carpi l’azienda agricola Garzetta e stabilimenti industriali importanti come Goldoni, Angelo Po, Cmb, Chimar, pur di fronte a danni più o meno gravi, si sono ripresi immediatamente con le loro forze e coi loro soldi, senza perdere clienti né giornate di lavoro per i dipendenti. A Rovereto aziende come All Flex di Alessandro Cattini, Lameplast di Giovanni Ferrari, oppure la contigua Tattica di Claudio Martinelli, hanno perso soltanto qualche giorno di lavoro e titolari e dipendenti si sono adoperati per rimettere in funzione gli apparati produttivi, sempre e solo con le proprie risorse. Lo stesso dicasi per il Caseificio Razionale novese che ha visto 80mila forme di formaggio Parmigiano in fase di stagionatura cadere a terra. Ma la fantasia e la voglia di fare hanno consentito di vendere nello spaccio interno pezzi delle forme salvate dallo schiacciamento.
A Mirandola esemplare è stato il caso di Alberto Mantovani, della Mantovanibenne, che si è calcato il casco giallo in testa e coi suoi operai si è improvvisato muratore e falegname per cercare di salvare il salvabile. “Ma Monti, Errani o Muzzarelli, oltre alle belle parole di incoraggiamento di questi mesi, cosa hanno fatto di concreto per noi, per nostre aziende e le nostre case distrutte?”, l’angosciosa domanda dell’imprenditore è rimasta senza risposta.
Altro caso limite quello della ditta Budri sempre di Mirandola, azienda di lavorazione del marmo, che ha avuto danni ingenti e che, pur di continuare a lavorare, per non perdere ordini, ha trasferito la propria produzione in Veneto, con tanti chilometri da percorrere per titolari e dipendenti. “Ma nessuno di noi si è pianto addosso – ha affermato con orgoglio Budri – perchè siamo gente concreta, ma un contributo dal Governo, dopo tutte le promesse ricevute, ce lo aspettavamo”. Sorin operante nel settore del biomedicale, nonostante il crollo dei capannoni, non ne ha voluto sapere di lasciare il comprensorio e si è data da fare da sola, senza l’aiuto di nessuno. Infine la Casoni di Finale Emilia, un’azienda storica nella produzione di liquori, ora controllata da Averna, ha continuato a lavorare e a produrre nonostante i crolli. “Ci aspettavamo che almeno una delle promesse fatte dalle autorità regionali e governative – dice amareggiato Mario Casoni, con un passato di pilota di Formula 1 – si concretizzasse a breve, ora speriamo soltanto che almeno venga rinviato il pagamento delle tasse. Credo ci spetti”.
Infine Gianpaolo Palazzi, titolare di una ditta meccanica di San Felice che sbotta amareggiato e deluso, ma non rassegnato: “ Che fiducia possiamo ancora avere in questo Governo e in questa Regione? Finora siamo andati avanti da soli e a nostre spese e l’impressione diffusa è che il Governo abbia fortemente sottovalutato la situazione ma a Roma debbono capire che se le imprese non lavorano non solo non potranno pagare le tasse, ma non produrranno nemmeno ricchezza e Pil, che è uno dei vanti di questo territorio. E chi provvederà ai dipendenti che nei giorni dell’emergenza sono stati commoventi restando al nostro fianco per cercare di ricostruire e rimettere in funzione i macchinari?”.
Cesare Pradella

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