“Sarò un lobbista del volontariato”

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Far pare della ‘lobby del volontariato’: questo sarà uno degli obiettivi che Edoardo Patriarca – quinto candidato nella lista piemontese del Partito Democratico – cercherà di portare avanti alla Camera dei Deputati.
La conferma della sua candidatura ‘a prova di scasso’ è arrivata, per il 59enne carpigiano, nella tarda serata del 7 gennaio. Di strada, in realtà, ne aveva già fatta parecchia: da docente di Chimica all’Iti Leonardo Da Vinci agli incarichi di responsabilità nel mondo della società civile e del vasto mondo volontariato come presidente dell’Agesci, portavoce del Forum del Terzo Settore, segretario del comitato organizzatore delle settimane sociali e consigliere del Cnel. Non erano mancati neppure gli impegni locali: presidente del Consiglio Comunale a metà degli Anni ’90 e consigliere d’amministrazione delle Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. “Il telefono è squillato intorno alle 23 – spiega il neo candidato – era Franceschini che, insieme a Enrico Letta, mi ha comunicato la notizia”. Circa un mese prima aveva avuto qualche contatto con i membri dell’area cattolica del Pd, tra i quali appunto Franceschini, Letta e Castagnetti “ma era già accaduto altre volte, senza che vi fosse poi stato un seguito. Si erano fatte alcune ipotesi, ma non si trattava di nulla di certo. Invece, la prima settimana di gennaio, avevo avuto un incontro interlocutorio con Mario Monti, persona che stimo e rispetto”. Per prendere la sua decisione Patriarca ha avuto poco tempo: “ho accettato, sperando di poter proporre una politica che si riappropri della concretezza e del rapporto diretto con i cittadini. Mia moglie mi ha detto, scherzando, che già ci vediamo così poco che peggio di così non potrebbe andare, e dunque si può solo migliorare, mentre Francesco e Maria, i miei figli, sono preoccupati di vedermi ancor meno di quanto già non sia ma, devo riconoscerlo, sono contenti. Nei giorni successivi all’annuncio ho avuto molti attestati di stima e amicizia da ogni parte d’Italia, il che mi fa pensare che gli anni di impegno non siano stati spesi invano. Anche Carpi mi ha fatto sentire il suo calore. C’è stata una telefonata molto cordiale con il sindaco Enrico Campedelli e i vertici del Pd modenese si sono messi a disposizione”. Patriarca è indubbiamente l’uomo del Terzo Settore, al cui sviluppo ha dedicato molti anni della propria vita e del proprio percorso umano e professionale. Impegno che continuerà a portar avanti anche alla Camera. “Il Paese che avremo davanti nei prossimi anni sarà diverso da quello che abbiamo conosciuto. Il welfare dovrà essere ripensato, per far sì che la parola solidarietà continui ad avere un significato. Da un lato vorrei agire sul fronte culturale, per riuscire a far comprendere come al Terzo Settore non si possa deputare soltanto la funzione di ‘barelliere della storia’, ma si tratti invece di un asset fondamentale, strategico. Dall’altro mi spenderò per far sì che alcune norme, come la Legge-quadro sul volontariato e quella sulla cooperazione internazionale, siano aggiornate. Non solo: oltre alla stabilizzazione del 5 per 1000 occorre una fiscalità incentivante e con ciò intendo dire che serve una deducibilità maggiore delle donazioni dei privati al mondo del no-profit, per incoraggiare la propensione al dono di tanti nostri connazionali. Nel mondo anglosassone, per esempio, questo tipo di donazioni è completamente deducibile”.
Altro tema caro a Patriarca, quello dell’imprenditoria sociale: “un modello che non ha avuto grandi possibilità di sviluppo sinora, pur rappresentando una reale opportunità per il futuro. Da un lato l’impresa sociale testimonia come la forma capitalista privata basata sulla redistribuzione degli utili non sia l’unica forma possibile di impresa e, quindi, il suo sviluppo può contribuire a migliorare la democrazia economica; dall’altro, è il volontariato stesso a non doversi spaventare di fronte al nuovo. Per strutturarsi e fornire servizi sempre più articolati e complessi è necessario avvalersi di professionalità specifiche. Insomma: il bene lo si deve fare bene”. Patriarca non ha mai nascosto il suo apprezzamento per la figura del presidente dell’Università Bocconi divenuto Presidente del Consiglio, ed è forse per questo che, quando ha criticato alcuni provvedimenti del Governo da lui presieduto, le sue osservazioni hanno avuto tutto il peso e l’autorevolezza di chi era pronto a un confronto a viso aperto. “Dopo il periodo triste di Silvio Berlusconi, il Governo tecnico ha rappresentato una discontinuità di cui si sentiva il bisogno. Ho tuttavia espresso forti dubbi sia sulla riforma pensionistica che su quella del mercato del lavoro. Mi pare infatti che si sia fatta poca attenzione a questioni centrali come l’equità e la giustizia sociale. Temi sui quali, invece, con Vendola, ci può essere più di un punto di contatto”.
Quindi apprezza Monti ma non ritiene impossibile un dialogo costruttivo con chi sta ‘a sinistra’ del Pd?
“Se il mondo del volontariato mi ha insegnato qualcosa, è proprio quella dimensione laica dello stare sui problemi concreti e reali. Se una persona ha fame, si cerca di far in modo che possa mangiare, non la si blandisce con discorsi filosofici. Credo che collaborazione e dialogo possano essere la chiave per fare finalmente quelle riforme che nel nostro Paese sono annunciate da anni ma, troppo spesso, rimandate sine die”.
Marcello Marchesini