Apprendisti contadini

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La Giunta dell’Unione delle Terre d’Argine ha approvato con una delibera il progetto sperimentale Orti verdi, decollato presso gli appezzamenti di via Villa Glori, a Carpi. Questo passaggio tecnico è necessario per formalizzare gli incontri avvenuti in precedenza. Tutto nasce qualche mese fa, quando alcuni giovani carpigiani tra i 20 e i 35 anni resero pubblico il desiderio di poter accedere alla coltivazione degli orti comunali, sino ad allora riservati agli anziani. Esigenza, questa, raccolta dal nostro settimanale, che ha contribuito ad attirare l’interesse su un tema davvero interessante. A seguito della richiesta, e grazie anche alla mediazione dei Giovani Democratici carpigiani, hanno avuto luogo diversi incontri tra i giovani, Ada Menozzi, presidente della sezione carpigiana di Ancescao, gli assessori Alberto Bellelli e Simone Tosi, rispettivamente competenti per Politiche Sociali ed Edilizia e Ambiente. Frutto, è proprio il caso di dirlo, di questo confronto, è il progetto pilota Orti Verdi, con il quale quattro ragazzi – Stefano Capocchi, Valentina Malagoli, Sara Bompani e Federico Cavriani – hanno ricevuto ciascuno un appezzamento di circa 30 metri quadrati, da coltivare per circa un anno. I quattro apprendisti ‘contadini’ si dichiarano molto entusiasti dell’opportunità, mentre Bellelli ha sottolineato come “questo sia solo l’inizio, poiché si tratta di un progetto aperto, che si adatterà al mutare delle esigenze dei partecipanti”. Grande soddisfazione anche da parte di Ada Menozzi: “oltre ad avvicinare le generazioni tra loro e i più giovani a un rapporto diretto con la natura, questo piccolo esperimento può contribuire a contrastare l’analfabetismo ecologico e il consumismo dilaganti, a far riscoprire il vero valore del cibo, che è più del prezzo stimato al chilogrammo, ma anche il rispetto per la tradizione, la biodiversità, i cicli della terra e del lavoro degli uomini. Anche i nostri associati sono stati felici di poter accogliere la domanda spontanea di generazioni che credevano ormai totalmente disinteressate al tema del rapporto con l’ambiente”. Fermo restando che coltivare un orto è cosa ben diversa, e ben più faticosa, che gustarne semplicemente i prelibati prodotti, non è detto che da questa esperienza non possa sbocciare, in futuro, un modello di riavvicinamento delle nuove generazioni alla terra.
Marcello Marchesini