Non si vuole circoscrivere l’argomento all’interno della storica e ormai un po’ logora battaglia tra i sostenitori dei diritti delle coppie di fatto e quelli che vogliono che le coppie sposate abbiano dei vantaggi. Semmai la questione va inquadrata nel comparto della lotta all’evasione: anche qui è presumibile che la somma recuperata dal Comune di Carpi sarebbe significativa.
Modena fece da apripista ma Bologna ha recuperato terreno e si è attrezzata riformando il redditometro per modificare il vecchio sistema percepito dai cittadini come elemento di forte ingiustizia.
L’intento è quello di colpire chi, per accedere ai servizi educativi, fa dichiarazioni non congruenti: nel caso delle coppie di fatto, due genitori che dichiarano residenze diverse, presentano un solo reddito nella domanda, acquisendo così un notevole vantaggio sulle coppie sposate o comunque su quelle che dichiarano un’unica residenza.
Il nuovo Isee approvato a Bologna sbarra la strada ai ‘furbetti’: basterà aver riconosciuto il figlio per dover sommare i redditi Isee ai fini delle graduatorie e delle rette. La ‘genitorialità’ diventa criterio prevalente rispetto alla ‘residenza’: se un bambino ha due genitori, entrambi devono contribuire alla sua crescita e alla sua educazione.Una coppia, che sia coniugata o non coniugata, deve mantenere i figli congiuntamente, anche se i genitori hanno residenze diverse. Basti pensare ai separati o ai divorziati: il principio resta inalterato. Insomma, i genitori devono mantenere il figlio e se coabitano o no è assolutamente irrilevante.
E Carpi che fa? Troppo poco ancora. Già dallo scorso anno scolastico è stato introdotto nel regolamento tariffario un articolo (art. 14) che consente alle coppie di fatto di calcolare l’Isee sommando i due redditi. Ma non è vincolante.
Per scovare i ‘furbetti’ si deve verificare, attraverso l’Agenzia delle Entrate, se il genitore non convivente ha beneficiato di detrazioni per i figli a carico e se questi sono gli stessi indicati nell’attestazione Isee presentata dal genitore convivente. Troppo complicato.
Infatti, dopo l’esame di 104 posizioni, quasi la metà (49) sono risultate non conformi e si è proceduto al ricalcolo dell’Isee e, conseguentemente, delle tariffe e delle rette precedentemente fissate. Il Comune ha così recuperato la somma di 41mila 900 euro. Il fatto che sul totale delle posizioni monogenitoriali, la metà sia risultata non in regola potrebbe suggerire all’Amministrazione l’introduzione di misure più chiare e meno complicate. Per tutti.