Cantine carpigiane protagoniste a Vinitaly

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La Cantina S. Croce di Carpi ha portato in fiera la sua produzione migliore per consolidare la crescita registrata dalle vendite di Lambrusco sia in bottiglia che sfuso. «Nella prestigiosa vetrina dei Lambruschi Doc più rappresentativi dell’area modenese e reggiana, in un area concepita per trasmettere la genuina ospitalità emiliana – commenta il direttore Villiam Friggeri – riteniamo che la nostra partecipazione a Vinitaly sia stata un’ottima opportunità per proporre alla degustazione i nostri Lambruschi Doc: Lambrusco Salamino di Santa Croce a denominazione di origine controllata nostro prodotto di punta, nella linea classica in versione secco e amabile, nelle linee Tradizione ed Enoteca, e i Lambruschi Sorbara e Grasparossa. Dai numerosi contatti che abbiamo avuto e dalla forte affluenza di visitatori è stato confermato che il Lambrusco riscuote l’interesse di molti grazie alla sua natura allegra, semplice e versatile nei più svariati accostamenti».
La Cantina sociale di Carpi non era a Vinitaly con uno stand, ma è stata ugualmente protagonista. La cooperativa vitivinicola è stata coinvolta, infatti, in un progetto sperimentale europeo per migliorare la sostenibilità ambientale del ciclo produttivo del vino. I risultati della sperimentazione sono stati illustrati a Vinitaly il 26 marzo nel corso di un incontro al quale ha partecipato, tra gli altri, Erennio Reggiani, direttore della Cantina di Carpi. La cooperativa ha sperimentato metodologie e tecnologie innovative per produrre vino di qualità riducendo l’uso di pesticidi e prodotti fitosanitari in viticoltura, migliorando il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti e diminuendo il consumo di acqua in cantina. Il progetto è europeo e si chiama “Winenvironment”; coordinato dall’istituto francese della Vite e del vino, vede la Provincia di Modena quale partner italiano e ha coinvolto anche la Cantina Cavicchioli. Oltre a Italia e Francia, i paesi coinvolti sono Spagna, Portogallo, Germania e Ungheria con istituzioni pubbliche, università, centri di ricerca, associazioni. I 15 viti-vinicoltori europei selezionati che hanno introdotto nel proprio ciclo produttivo le tecnologie proposte dal progetto «hanno raggiunto importanti obiettivi – spiega l’assessore provinciale all’Agricoltura Giandomenico Tomei – in termini di salvaguardia ambientale, a partire dalla coltivazione delle uve fino al risparmio sui consumi idrici». I tre obiettivi specifici raggiunti dal progetto sono la riduzione del 20 per cento dei pesticidi utilizzati in viticoltura, un aumento del 10 per cento del trattamento e riciclaggio dei rifiuti e una riduzione del 30 per cento dei consumi idrici in cantina. La produzione di uve è infatti una delle colture con il maggiore impatto ambientale: servono cinque litri di acqua per produrre un litro di vino. La riduzione del consumo è ottenuta migliorando le operazioni di risciacquo e riutilizzazione delle acque, oltre all’utilizzo di nuove tecnologie filtranti. A livello europeo, con una produzione totale intorno ai 180 milioni di ettolitri, si stima un possibile risparmio idrico superiore ai 250 milioni di ettolitri. Il progetto è stato avviato nel 2009 con un finanziamento complessivo di circa un milione di euro.

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