Il 3 marzo scorso, i quattro sindaci dell’Unione delle Terre d’Argine avevano lanciato un accorato sos al presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini, circa i numerosi “problemi strutturali dell’ospedale” Ramazzini di Carpi e il “sostanziale depotenziamento dei reparti”. E, ancora, avevano ribadito, per l’ennesima volta, i nervi scoperti della struttura: sale operatorie chiuse, Pronto Soccorso al collasso, riduzione dell’orario di servizio della guardia giurata, lo smantellamento del Centro Diabetologico… alla faccia del Pal insomma che definisce il nostro ospedale una “priorità”. Un mese dopo, i quattro sindaci convocano un’altra conferenza stampa per rassicurare tutti: tranquilli, l’allarme è rientrato! I patti sono stati rispettati.
Eppure, tre sale operatorie su sei sono ancora chiuse, le liste d’attesa continuano ad allungarsi, al Pronto Soccorso non è partito alcun cantiere, la presenza della guardia giurata è scesa da 24 a 8 ore e del Centro Diabetologico non resta pressoché nulla! “Non c’è alcun giudizio di merito negativo sull’impostazione del Pal”, si è affrettato a dichiarare in apertura di conferenza stampa il sindaco di Soliera, Giuseppe Schena, che si è invece ben guardato dall’offrire una giustificazione plausibile alla “latitanza” del dimissionario presidente dell’Azienda Usl di Modena, Giuseppe Caroli che, all’ultimo momento, ha gentilmente rispedito al mittente l’invito a presenziare la conferenza. “Vi manderemo una fotografia di Caroli così la potete accudire con cura…”, ha ironizzato Sabattini. Riunita intorno al tavolo infatti, c’era solo lei: una politica schizofrenica che prima lancia il sasso e poi ritira la mano.
“I sindaci – ha ripreso il presidente della Provincia – hanno posto un problema rispetto al quadro infrastrutturale del Ramazzini. Le condizioni economiche e la mancanza di finanziamenti impediscono la costruzione di un nuovo ospedale ma il nosocomio carpigiano è una priorità per tutta la Provincia di Modena. Tutti temono la chiusura del proprio ospedale ma Carpi è la terza gamba robusta della Provincia, insieme a Baggiovara e Policlinico”. E meno male… Sabattini snocciola poi le promesse fatte dall’azienda sanitaria. Finanziati già i due stralci per la realizzazione del nuovo comparto operatorio, per un importo pari a 4 milioni di euro, che “inizieranno nell’agosto del 2012 e, presumibilmente si concluderanno entro un anno. L’azienda ha già stabilito tempi e denari”, è cosa fatta. “Il risultato è stato portato a casa”.
Nel 2013 il Ramazzini dovrebbe contare su 6 sale: di cui 4 costruite ex novo e due rimesse in sicurezza delle esistenti. Salvo imprevisti però, perchè sui dubbi sollevati, relativi all’affidamento dei lavori a una ditta piemontese che avrebbe vinto il bando di gara con un ribasso del 38% (col conseguente rischio che si affaccino irregolarità circa lo svolgimento delle procedure di aggiudicazione e connessi slittamenti a data da destinarsi), come si vocifera da più fronti, Sabattini non conferma, nè smentisce.
Rimane un’incognita l’operazione Pronto Soccorso. Perchè non si possono fare i conti senza l’oste: “la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi – ha continuato il presidente Sabattini – mette a disposizione 900mila euro che si sommeranno ai preventivati 400mila dell’Azienda per la realizzazione della riqualificazione del Pronto Soccorso. Tutto è confermato, occorre soltanto stipulare una convenzione tra fondazione e azienda per stabilire le responsabilità delle parti e avviare così i lavori”. La realtà però è ben più complessa. “Abbiamo congelato il finanziamento, nostro malgrado, – ha più volte dichiarato il presidente della Fondazione, Gian Fedele Ferrari – quando ci siamo accorti che l’Azienda sanitaria locale non rispettava gli impegni stabiliti. Volendo garantire la massima efficacia delle risorse rese disponibili dalla Fondazione per la ristrutturazione del Pronto Soccorso, avevamo concordato di assumere la gestione della realizzazione “chiavi in mano” di quanto progettato dall’Ausl.
Questo per evitare gli iter burocratici che diversamente si sarebbero dovuti attivare, forieri di lungaggini e costi incerti. Con la gestione dei lavori a carico della Fondazione, saremmo stati sicuri sia del loro inizio che della loro fine, così come del contenimento dei loro costi”. Qualcosa però è cambiato, il decreto Salva Italia infatti prevede che nella realizzazione delle opere pubbliche, il progetto rimanga in capo al soggetto pubblico, in questo caso all’Azienda sanitaria e ciò ridisegna completamente il quadro. E’ disposta la Fondazione a firmare una convenzione e restare a guardare? “Al momento non conosciamo gli esatti termini della convenzione da sottoscrivere ma, per quanto ci riguarda, riteniamo l’adeguamento del Pronto Soccorso una necessità inderogabile per la città. Stiamo anche valutando possibili strade alternative per contrarre i tempi realizzativi, alla luce di queste nuove disposizioni. Non appena avremo delle certezze al riguardo e conosceremo i termini della convenzione procederemo con celerità con le opportune valutazioni, tenuto conto che la Fondazione considera questo intervento prioritario e rimane fortemente determinata a poterlo rendere concreto”, risponde Ferrari.
Buone intenzioni a parte quindi, quel che è certo oggi, è che la ristrutturazione del Pronto Soccorso è lungi dall’essere stata messa nel sacco. Sul servizio di vigilanza di guardia giurata poi, abbiamo raggiunto il paradosso. “Se la sanità finanzia anche la sicurezza, dove andremo a finire? In fondo – ammette Sabattini – la guardia giurata non serve a nulla, ha solo una funzione deterrente”. E pace all’anima. Insomma: in tempi di vacche grasse l’Azienda poteva permettersi il servizio di vigilanza h24, oggi che il grasso ha smesso di colare, il tema della sicurezza passa di mano e diventa solo appannaggio dello Stato. “Ci pensino lo Stato e le Forze dell’Ordine a creare un presidio come al Policlinico. Nonostante Carpi lo meriti, questa non è una competenza dell’Azienda sanitaria nè degli Enti locali”, ha concluso il presidente.
E sul fronte Centro Diabetologico, vera e propria ex perla del nostro territorio, cosa abbiamo portato a casa? L’assessore alle Politiche sociali, Alberto Bellelli, ha sottolineato che alla “comodità sarà privilegiata la sicurezza dei prelievi”. Tradotto, il peggioramento del servizio per i malati rimane garantito. Di certo il forfait di Caroli ha seminato un generale clima di imbarazzo tra i presenti, resta però l’amarezza di interloquire con una politica sempre più arrogante e occupata, troppo spesso, a difendere soltanto le sedie che riscalda. Da troppi anni.