Le ali delle stagioni

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“Era come se l’avessi partorita dal ventre come la mamma, e invece l’avevo solo partorita dal cuore”. Questa frase con cui la carpigiana Luciana Cappellini – con un passato da cuoca presso l’Usl ed ex grafica – riassume il rapporto che aveva stretto con la bambina di un’immigrata nigeriana di cui si è presa cura per ben 5 anni, dice tutto del suo grande cuore.

“Da tanti anni – racconta Luciana – faccio volontariato. Ho iniziato con i bambini e ora invece assisto gli anziani malati, e proprio nel 1989, nel periodo in cui prestavo il mio aiuto ai bambini in difficoltà, ho conosciuto Ekwi una giovane donna appena trasferitasi in Italia dalla Nigeria insieme a suo marito. Quando la incontrai per la prima volta era incinta, in cerca di lavoro e di qualcuno che si prendesse cura della sua bambina una volta che fosse nata. E così io l’aiutai prima a trovare lavoro, grazie anche al sostegno del parroco, e poi, quando finalmente nacque Ckizzi, incominciai a prendermene cura io dal momento che entrambi i genitori lavoravano e non avevano nessuno a cui lasciarla durante il giorno”.

E Luciana Cappellini – una donna molto generosa e intelligente che, ormai in pensione, oltre a fare volontariato frequenta anche l’Università della Terza Età, per 5 anni ha cresciuto e amato la piccola Ckizzi come se fosse una seconda figlia. “Ogni giorno la portavo a passeggio lungo viale Carducci, sotto il profumo dei tigli, prima sul passeggino e poi quando si era fatta un po’ più grande, sul seggiolino della mia bicicletta e ogni volta che arrivava il momento di lasciarsi per tornare a casa dai suoi genitori, non voleva più staccarsi da me tanto mi si era affezionata”. Luciana ha sentito il bisogno di mettere per iscritto questa sua emozionante esperienza e per 4 anni ha tenuto il manoscritto chiuso nel cassetto finchè l’anno scorso, grazie anche al caloroso suggerimento della figlia, ha deciso di pubblicarlo.

Il titolo del libro edito da Albatros, e recentemente uscito nelle migliori librerie, è Le ali delle stagioni, come le ali del pulcino Ckizzi che insieme a Luciana (nel libro usa lo pseudonimo di Anna) ha attraversato le prime stagioni della sua vita. “Per 5 anni ho passato tutte le mie giornate insieme a Ckizzi – prosegue Luciana con gli occhi velati dalla nostalgia – finchè un giorno i suoi genitori si sono separati e sua madre ha deciso di ritornare in Nigeria portandosi con sé la bambina e da allora non l’ho più rivista”. Ma il rapporto che si era creato con Ckizzi è stato davvero speciale per entrambe: “era una bambina vivace e affettuosa, e quando la portavo al parco stringeva subito amicizia con gli altri bimbi del quartiere perchè loro non badano al colore della pelle e non hanno pregiudizi”.

Una bella storia piena di emozioni, che suscita importanti riflessioni. Luciana, da ex grafica, ha realizzato anche la copertina del libro e spiega: “per anni ho cucito e ricamato a mano le pigotte, le bambole di pezza dell’Unicef che vengono vendute a scopo benefico, e così mi sono trovata perfettamente a mio agio nel disegnare le bamboline della copertina del mio romanzo”. Un libro che vale la pena di essere letto e riletto, sfogliato con quella cura e quell’amore con cui Luciana ha allevato Ckizzi e con cui ogni bambino del mondo dovrebbe essere educato.