Ospedale verso il riassetto: la strada è decisa

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In Regione è stata avviata la sperimentazione di una modalità alternativa di organizzazione dell’assistenza in ospedale. Un’organizzazione non più articolata in Reparti o Unità operative in base alla patologia e alla disciplina medica, bensì strutturata in aree omogenee che ospitano i pazienti in base alla gravità del caso clinico e del livello di complessità assistenziale. Un’assistenza cioè, denominata per intensità di cura. La Stroke Unit dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, lo abbiamo già scritto, potrebbe diventare col nuovo assetto organizzativo un’area di cura di media intensità per le varie discipline internistiche, perdendo, di conseguenza, ogni tipo di specializzazione neurologica. Con questo sistema l’Azienda Sanitaria intende ottimizzare spazi, denari e, soprattutto, risorse umane. Uno schiaffo all’assistenza dedicata di quei 350 pazienti colpiti da ictus cerebrale ischemico o emorragico, che ogni anno vengono ricoverati nella Stroke Unit di Carpi, alle loro famiglie, e a una delle patologie che costituisce la terza causa di morte, la prima di invalidità permanente e la seconda di demenza nel nostro Paese. Ma come ha accolto la notizia la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, da anni in prima linea per arricchire l’offerta sanitaria del nostro ospedale? Lo abbiamo chiesto al suo presidente Gian Fedele Ferrari. “La Fondazione si è prontamente attivata in proposito, perché l’eccellenza dei servizi erogati dall’Ospedale Ramazzini è per l’Ente che presiedo una priorità assoluta. Da tempo infatti stiamo sostenendo l’ospedale con ingenti risorse per potenziare e tutelare le sue strutture. La stessa Stroke Unit è stata attivata grazie a una donazione della Fondazione nel 2004 ed è in corso l’acquisizione di un ecografo con funzione trans-cranica. Abbiamo incontrato immediatamente l’associazione Alice e il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena, la dottoressa Mariella Martini, esprimendole le nostre profonde preoccupazioni e comunicandole la disponibilità a fare, ancora una volta, la nostra parte per l’ospedale, sostenendo, se necessario, il mantenimento del servizio, in accordo con le associazioni e gli enti del territorio”. La Martini ha ringraziato la Fondazione per il suo prezioso apporto, sottolineando però che, “la questione non riguarda una mancanza di risorse, bensì un riassetto organizzativo di maggiore funzionalità delle unità operative ospedaliere. Ci è così stato garantito – conclude Ferrari – che l’Azienda sanitaria svilupperà un percorso organizzativo graduale, nel pieno coinvolgimento dei soggetti interessati e, soprattutto, nell’ottica del mantenimento di prestazioni elevate nell’erogazione dei servizi da parte della Stroke Unit carpigiana. Per quanto ci riguarda, rimarremo vigili affinché, come ci è stato assicurato, non si esca da una condizione di eccellenza”. La direzione sanitaria è quindi decisa: la strada da percorrere è quella del riassetto. Impossibile ogni tipo di marcia indietro.
Jessica Bianchi