La gestione del Caffè Teatro passa al Tar

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E’ stato indubbiamente il tormentone dell’estate in città. Parliamo della diatriba, ora anche legale, che vede contrapposti lo ‘storico’ gestore del Caffè Teatro, Vincenzo Spadafino e Paolo Brofferio, titolare del Bar Romeo e del Paraky di Limidi. Brofferio è risultato vincitore della gara d’appalto del 5 agosto scorso, bandita dal Comune di Carpi, proprietario dello stabile, avendo presentato un’offerta maggiore rispetto a quella di Spadafino. E così, a rigor di leggi e regolamenti, Spadafino gestore del caffè da 15 anni dovrà lasciare i locali di Piazza Martiri il 4 ottobre per consentire a Brofferio di subentrargli per i prossimi sei anni.
Ma Vincenzo Spadafino non ci sta e lo ha detto chiaramente: “i miei legali presenteranno ricorso al Tar poiché contesto le ragioni dell’ammissibilità al bando della ditta concorrente in quanto quest’ultima non ha gestito, negli ultimi cinque anni, locali pubblici all’interno di strutture culturali come musei, biblioteche o teatri. Non mi si venga a dire che una Casa del Popolo, dove hanno gestito un bar, è un luogo culturale al pari di un museo…” .
E intanto cosa farà?
“Continuerò come ho fatto per tutta l’estate a tenere aperto il mio locale nella tenda che ho posto a fianco del palazzo comunale per consentire all’impresa edile di compiere i lavori di consolidamento del Teatro e attendo fiducioso la sentenza del Tar, convinto di aver ragione poiché, pur avendo fatto un’offerta minore, il mio concorrente non possedeva i requisiti per concorrere alla gara d’asta. Tutto qui”.
A dare man forte a Spadafino è giunta, inattesa, la richiesta del consigliere comunale del Pd, Roberto Arletti, di avere accesso agli atti del bando di concorso per approfondire il caso e avere così maggiori elementi di giudizio su questa delicata querelle. “Il requisito richiesto in precedenti bandi per la gestione di locali di natura culturale – sottolinea Arletti – è una professionalità maturata lavorando accanto a un pubblico frequentatore abituale di musei, teatri, biblioteche, certamente diverso da quello che milita all’interno di una sede di partito, come nel caso della Casa del Popolo di Limidi. L’interpretazione del Comune, a mio parere, non è corretta – conclude il consigliere – e, in tal caso, altri avrebbero potuto partecipare alla gara ed essere ammessi al bando”.
Cesare Pradella