Continuano a soffrire le piccole e medie imprese “perché non vedono la luce in fondo al tunnel e la terra viene loro meno sotto i piedi”. Parola di Maurizio Lusvardi, presidente di Lapam Carpi riconfermato alla guida dell’associazione per i prossimi quattro anni che saranno “peggio degli ultimi quattro”. I mille associati “nonostante il ridimensionamento subito a causa della crisi” resistono: se poche sono state finora le chiusure, pochissime però sono state le aperture di nuove imprese. “Ma è sui giovani imprenditori che dobbiamo puntare: motivarli, formarli, sostenerli è di fondamentale importanza per il futuro di Carpi”, afferma il presidente Lapam, il cui dovere è quello di sottolineare i problemi ma anche di promuovere idee e progetti. Sotto la guida di Lusvardi, in questi quattro anni, Lapam Carpi ha curato particolarmente il rapporto con il mondo della scuola finanziando la dotazione tecnologica agli istituti e favorendo la collaborazione tra scuola e mondo del lavoro. Suo il progetto di integrare l’insegnamento dell’inglese in classe con corsi specifici per gli studenti delle superiori: il terremoto ne ha impedito la realizzazione, ma ora Lusvardi intende portare a termine l’iter del progetto per colmare quella che definisce “una carenza grave dei nostri giovani”.
Poi il pensiero torna agli imprenditori, “a cui non bastano più le storielle per risollevarsi il morale. Dopo il disastro Monti, l’aumento delle tasse e del debito pubblico, oggi Letta prende tempo ma ancora non c’è traccia delle riforme necessarie al rilancio del Paese. Siamo all’ultimo giro di campo e dobbiamo suonare quella campanella perché non ce n’è più e, se la recessione è finita, la crescita però non è ancora iniziata. E anche se fosse, come possono le imprese col motore al minimo fare i centro metri al massimo della velocità?”.
Inoltre, le aziende del territorio di Carpi stanno ancora facendo i conti con il terremoto e “nonostante le rassicurazioni del governatore Errani e dell’assessore regionale Muzzarelli, a oggi non è ancora partita la ricostruzione e i soldi arrivano col contagocce. Il numero di domande per l’accesso ai contributi è così esiguo perché tanti sono rimasti impigliati nelle maglie della fitta e complicata burocrazia”. Per Lusvardi, il sindaco avrebbe dovuto puntare i piedi e alzare la voce ma “io non l’ho sentito. Possibile che non ci si accorga che Carpi sta morendo?” e il pensiero corre a Prato dove i cinesi, da terzisti che erano, sono diventati proprietari di aziende, la cui concorrenza ha ulteriormente indebolito il tessuto economico carpigiano. “Eppure – conclude Lusvardi – resto convinto che siano i sindaci a poter cambiare l’Italia”.
Sara Gelli