La musica che nasce dalle macerie

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Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. E’ con le parole del padre, Pierangelo Bertoli, che il cantante e musicista Alberto, racconta lo spirito indomito di coloro che, pur avendo vissuto la tragedia del sisma dello scorso anno, non si sono piegati. Nè, tantomeno, arresi. Come un uomo è il titolo della canzone che il sassolese Alberto Bertoli, ha scritto per la sua terra. La nostra. Corre tra le vie di un tempo senza età, una voce che proviene da una antica dignità, tra queste macerie il silenzio spezzerà e della paura le radici brucerà. Anche se la terra tremerà lei risuonerà dentro tutta la gente, come la lezione di un papà si assicurerà di tenertelo a mente: cammina come un uomo e cadi come un uomo. “Questa canzone – ci racconta – è nata da un’esigenza che ho sentito crescere dentro di me. Sono emiliano e anche se la mia città non è stata messa in ginocchio dal terremoto, ho comunque voluto raccontare lo spirito che anima ciascuno di noi. La dignità, la propositività. L’Emilia terremotata non si è lasciata andare al dolore: ha alzato la testa. Non si è arresa davanti al dramma e alle macerie”. Alberto – che descrive il sapore, l’essenza stessa dell’emilianità, cantando Stai in piedi come un uomo e vivi come un uomo – ha ancora negli occhi un’intervista passata dai media nei primi momenti dell’emergenza. “Ricordo che una giornalista chiese a un vecchietto, intento a rovistare tra le macerie della sua casa, se avesse paura. La risposta di quell’uomo è stata emblematica: certo che ho paura, ma vede, noi abbiamo mandato via a calci nel culo i nazisti, ce la faremo anche stavolta. Sono quella determinazione, quell’imbarazzo davanti a una becera pietà mediatica, che ho voluto raccontare, unitamente alla catena di solidarietà che il sisma ha generato. Tutti si sono dati da fare per prestare il proprio aiuto e dare sollievo a chi non poteva rientrare in casa”, racconta Alberto. E poi, come tutte le cose belle, quelle nate in punta di piedi, per caso, alle parole del cantautore si sono uniti i volti dei protagonisti: i roveretani. “Dal nulla un liutaio di Rovereto, Fabio Castellini, mi ha contattato su Facebook per raccontarmi il suo progetto 5,9 Una chitarra per l’Emilia. Tra le sue mani infatti, il legno dei travi caduti nei crolli delle case si trasforma, riprende vita. Suona. Ci siamo incontrati: la chitarra era bellissima, suonava e, quindi, me la sono portata in tour”. Un incontro speciale che si è rivelato prezioso anche per creare il video del brano Come un uomo: “volevo che le riprese mostrassero i cittadini e le ferite causate dal terremoto alle case, alle strade, alla piazza… Il regista Corrado Ravazzini è stato immediatamente entusiasta dell’idea e, grazie a Fabio e al coinvolgimento dell’Associazione onlus Tutti Insieme a Rovereto e Sant’Antonio, a settembre, in una sola giornata, abbiamo girato il video”. Un’esperienza densa di emozione ma anche di amarezza: “dalle macerie e dalla distruzione possono nascere la musica e la voglia di ripartire, più forti di prima. Vedere queste persone sorridere malgrado la desolazione in cui versa il paese ti riempie il cuore di gioia e di orgoglio. La vita continua ma, a Rovereto, dal maggio 2012, poco è cambiato. Vi sono negozi e bar dentro i container, interi quartieri fatti di moduli abitativi… ma la ricostruzione non è partita. Ci sono strade ancora chiuse, invalicabili, case puntellate che attendono di essere ristrutturate. Sono rimasto allibito di fronte a tanta immobilità. Lo Stato, che tanto esige dai suoi cittadini, dovrebbe essere più prodigo dopo una calamità come quella che ha messo in ginocchio l’Emilia e la sua economia. Perchè i progetti di ricostruzione non decollano? Dov’è finita la giustizia?”, si domanda Alberto. Di certo la giustizia non abita quelle strade. Ormai deserte di passi.
Jessica Bianchi