Qualcuno sta perdendo le staffe

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A Rovereto, mentre i vecchi, completamente indifferenti, continuano a trascorrere le loro giornate al bar nella casetta di legno collocata come gli altri esercizi commerciali davanti al cimitero (“io non ho avuto danni e continuo a vivere nella mia casa. Il resto non mi interessa, anche se è da egoisti”), la gente che è alle prese con la ricostruzione della propria casa si sta perdendo d’animo. E c’è chi sta perdendo anche le staffe.
“Guardi, sinceramente, solo il fatto di sentire le persone così giù di morale, perché gli mancano i soldi per finire la spesa, fa star male. Ti lasciano un senso di amarezza e capisci che il mondo intorno a noi non è più come prima: non vedi più una persona allegra, una persona che ha voglia di sorridere, perché c’è chi ha il figlio senza casa e chi è andato ad abitare a venti chilometri da Rovereto.
Le persone sono tutte scontente: non ne senti nemmeno una che dica Ohh si comincia ad aggiustare qualcosa, perché se vedessero un po’ di ripresa si rianimerebbero un po’ e direbbero Beh, insomma mi ci vorrà un po’ di tempo ma arriverò a concludere i lavori, ma qui non si muove niente”.
L’erba ormai è alta nei cortili delle palazzine pesantemente danneggiate dal terremoto e rimaste così da allora: “la burocrazia tiene bloccato tutto quanto, perché le persone presentano progetti e pensano di poter incominciare i lavori, ma tutto va a rilento”.
La fruttivendola che gestisce oggi il suo esercizio in una delle casette davanti al cimitero aveva il negozio in centro, “è ancora in un pezzo di via in zona rossa: tutto l’arredamento è ancora là, ho la cella da andare a disfare e devo chiamare i traslochi per portare via tutto. Poi dovrò fare i lavori ma non so nemmeno se mi conviene tornare in quella via perché non c’è più niente”.
Due persone a spasso col cane rivelano di aver sentito “già alcuni casi di persone che sono andate in escandescenza e ciò fa male. Se la prendono col sindaco e io non vorrei mai essere nel posto di un sindaco in questi momenti. Non è neanche giusto prendersela sempre col sindaco perché non ha solo colpa lei. Ci sono le cose che arrivano dall’alto e anche lei poveretta farà quello che può”.
“Il paese è disastrato e manca la metà dei residenti. La gente che ha lasciato la frazione dove ha la casa inagibile e si è trasferita altrove in affitto, non è ancora rientrata” spiega un’altra commerciante “stiamo cercando di aiutare Rovereto a risorgere ma se non parte la ricostruzione, se i lavori vanno così a rilento, le persone si demoralizzano e si sentono abbandonate”. Qui è passato il sindaco di Verona Flavio Tosi a stringere la mano e a rincuorare i roveretani che, da allora, aspettano una visita dalle istituzioni come se bastasse a rappresentare un’iniezione di fiducia. All’origine delle lungaggini burocratiche c’è la necessità di controllare ogni singolo passaggio per evitare derive illegali nell’opera di ricostruzione; inoltre, l’eccezionalità dell’evento sismico ha costretto gli uffici comunali ad affrontare un lavoro inedito. “Le persone si sentono poco sicure – ci spiega un residente di Rovereto – nel rilasciare autorizzazioni perché hanno paura di sbagliare e di dover chiedere dopo dei compensi diversi”.
La burocrazia sta uccidendo Rovereto “impedendoci di andare avanti, non vediamo spiragli e senza vedere qualcosa di nuovo facciamo fatica anche noi moralmente a dire: andiamo avanti. Vorremmo vedere le ricostruziomi e invece siamo molto piantati: sembra che in comune non vada avanti niente e non capiamo il perché. C’è tanta voglia di ricominciare dobbiamo ripartire perché questo paese altrimenti muore”.
Sara Gelli