“Cortile come Lampedusa”

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“Cortile non è il posto dove nascondere i problemi di Carpi”. E, ancora, “Sì al superamento del campo, no a nuovi ghetti”. “Prima il confronto, poi la delibera”. Sono alcuni degli striscioni che circa 200 cortilesi hanno portato davanti a Palazzo Scacchetti, giovedì 7 novembre, in occasione del Consiglio Comunale, per esprimere la propria contrarietà al trasferimento dei nomadi in frazione. “Ci teniamo a ribadire – hanno dichiarato gli esponenti del neonato Comitato per Cortile – che non è nostra intenzione prestare il fianco a derive razziste. Le nostre preoccupazioni sono di ben altro genere e continueremo a invitare il sindaco Enrico Campedelli a modificare l’ordinanza di sgombero del campo di via Nuova Ponente, affinché si possano trovare delle soluzioni alternative, condivise e partecipate dalla cittadinanza”. Questa soluzione, ha aggiunto il presidente Stefano Facciolo, “rappresenta una forma di ghettizzazione inaccettabile e non risolve il problema alla radice. Il nostro movimento – lo voglio ribadire ancora una volta – è apartitico e non accettiamo che nessuna strumentalizzazione politica possa distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla realtà delle cose e dalla volontà di risolvere il problema”.
A dare man forte ai cortilesi anche una decina di sinti: “non vogliamo andare nel centro di prima accoglienza di Cortile ed essere nuovamente isolati. Non ce la sentiamo di vivere rinchiusi tra quattro mura – hanno dichiarato – vogliamo vivere in microaree attrezzate”. Soluzione bocciata dall’assessore alle Politiche Sociali, Alberto Bellelli, così come da tutta la Maggioranza in Consiglio, poiché “dove sono state create, i problemi si sono moltiplicati”. Tesi sostenuta anche dal segretario cittadino del Pd, Davide Dalle Ave, secondo cui “il rischio è quello di riprodurre su piccola scala ciò che già accade oggi nel campo”. Durante l’eterno e affollato Consiglio sono volate parole di fuoco e le Opposizioni hanno fatto la voce grossa, soprattutto a fronte dei numeri snocciolati da Bellelli. “Ho chiesto agli Uffici delle Politiche Sociali cosa significherebbe una chiusura del campo in termini di spesa per l’accesso diretto ai servizi: 11 madri con 11 figli costerebbero fino a 99mila euro al mese, 16 minori fino a 69mila euro al mese, mentre gli anziani non autosufficienti circa 780 euro al mese”. E allora? Si domanda Christian Rostovi (PdL) “li avete tenuti per quasi trent’anni in quelle condizioni perchè vi costavano meno?”. Mentre la sala plaude al commento del consigliere, il dubbio che avanza nella mente si fa certezza. Cedere a queste strumentalizzazioni politiche non porta da nessuna parte: il consigliere Antonio Russo (Fratelli d’Italia) che da tempo rivendica la sua contrarietà alle spese sostenute dal Comune di Carpi alla voce nomadi, (“ben 70mila euro ogni anno”) cosa propone fattivamente? Fa bene il Pd a dire di voler “promuovere progetti di autonomia e responsabilizzazione per superare il campo”. Chiudere l’area di via Nuova Ponente è una scelta politica, all’insegna dell’etica e della giustizia sociale ma, come ha ironizzato Luca Lamma, “non mette d’accordo nè i sinti nè, tantomeno, i cortilesi”. Il sindaco, ormai a fine mandato, corre ai ripari e parla di soluzione temporanea, “resteranno nel centro di prima accoglienza solo un anno”, si affretta a ribadire. E poi? Cosa accadrà dopo? Di certo non sarà affar suo. Ecco quindi un’altra scomoda eredità per la prossima Giunta. Ci pensino loro. Nel frattempo il Comitato per Cortile non ci sta a reggere il peso di questa patata bollente: “dalla Giunta – commenta Facciolo – ci aspettiamo in tempi brevi risposte ben diverse da quelle emerse durante il Consiglio.
Il superamento del campo è imprescindibile ma pensiamo sia ragionevole adottare situazioni e alloggi alternativi attraverso una pianificazione ben definita. Inoltre siamo convinti che il problema possa essere meglio assorbito in una realtà di oltre 60mila abitanti, quale è Carpi. Dove son presenti tutti i servizi primari, di cui necessitano i bimbi, gli anziani e i disabili del campo. Piuttosto che ai confini del mondo (ndr le frazioni) dove i servizi sono già pressochè inesistenti. E’ tempo che l’Amministrazione si prenda le proprie responsabilità e non le riversi solo sulle frazioni. Risolvere i problemi è un suo compito”. Affinchè, come ha sostenuto Marco Bagnoli (Pd), “Cortile non diventi come Lampedusa per l’Italia”.
Jessica Bianchi