“Qualora in noi nascesse un dubbio, è nostro preciso dovere denunciare”. Non usa mezzi termini la psicologa, psicoterapeuta e mediatrice famigliare Floriana Loggia, invitata, l’8 novembre scorso, nella cornice del Ristorante La Bottiglieria, al meeting dedicato al delicato tema dell’abuso dei minori, organizzato dal Lions Club Carpi Alberto Pio, presieduto da Cristina Ascari. “Anche se non siamo esperti, abbiamo l’obbligo di segnalare ai Servizi Sociali o al Tribunale dei Minori ogni caso di potenziale abuso o maltrattamento perpetrato ai danni di un minore. Saranno poi gli esperti a prendere in mano la vicenda e, grazie alle loro competenze, a fare tutte le valutazioni necessarie”, ha aggiunto la dottoressa Loggia, perito del Tribunale Civile e Penale di Roma. Un quadro, quello tratteggiato dalla psicologa dalle tinte fosche, di “drammatica e feroce attualità”, ha commentato la padrona di casa, Cristina Ascari, tanto da indurre i club a farne “il service operativo nazionale dell’annata lionistica”. Ma quali sono i segnali o le richieste di aiuto lanciati dai minori? Come possiamo leggere nei loro gesti e nei loro volti, i segni della violenza psicologica, fisica o sessuale? Quanto è importante far emergere le realtà sommerse di abuso – invisibili o ignorate che siano – che si annidano in seno ad alcune famiglie? E, ancora, esistono metodi scientifici univoci che, basandosi soltanto sulle testimonianze delle vittime, permettano di distinguere la verità dalla menzogna, o di interpretare in modo incontrovertibile la dichiarazione di un minore? Il tema è davvero complesso ma, come ha più volte sottolineato Floriana Loggia, “col tempo anche la psicologia si affina. Nel valutare l’attendibilità di un minore, non brancoliamo più nel buio. Siamo capaci di distinguere se il bambino è stato plagiato o indotto da un adulto a raccontare una certa versione dei fatti o, al contrario, se è sincero”. Gli indicatori comportamentali di un potenziale abuso sono numerosi: “dal calo del rendimento scolastico ad atteggiamenti aggressivi o depressivi, alla ripetizione, attraverso il gioco con bambole o animali, di atti sessuali. Ricordate sempre che un bambino riproduce la realtà che sperimenta, non la inventa”. Abusi e maltrattamenti si consumano generalmente tra “le pareti domestiche. In famiglia. Spesso – prosegue Loggia – il minore si sente in colpa e tace per tentare di salvare il rapporto affettivo che esiste tra lui e il famigliare. Più è stretta la relazione con l’abusante maggiori e devastanti sono le conseguenze psicologiche per il piccolo. Per questo ribadisco l’importanza di denunciare casi sospetti affinchè si possa spezzare al più presto il circuito della violenza. Un minore abusato infatti, se non salvato in tempo, potrebbe a sua volta perpetrare comportamenti violenti”. L’abuso ha molti volti: può infatti far rima con maltrattamenti fisici o psicologici, con una patologia delle cure (incuria, discuria o ipercura) o con abusi di carattere sessuale sistematici nel tempo. Qualsiasi sia la forma, deve essere interrotto. Il prima possibile. Non devono essere poi sottovalutati i casi di abuso insiti nella conflittualità genitoriale, “quando il figlio viene utilizzato per assecondare gli scopi o i bisogni di uno dei genitori. Questi rappresentano il mondo affettivo dei figli: una separazione non è necessariamente sinonimo di fallimento personale. Quel che non è concesso – conclude Floriana Loggia – è un divorzio genitoriale. Occorre favorire la nascita di una nuova cultura della separazione nella quale i genitori, responsabilmente, decidano della gestione dei propri figli, al di fuori delle aule di tribunale”.
Jessica Bianchi