Sullo scorso numero di Tempo abbiamo a lungo parlato del pasticciaccio legato alla nascita di EnCor, società pubblica voluta dal Comune di Correggio e poi venduta a causa della sua annosa e deficitaria situazione economica ad Amtrade Italia. Ai numerosi dubbi legati all’operazione, definita “poco trasparente”, dal Comitato Via La Nebbia di Correggio, si aggiungono ora anche le lotte di stampo ambientalista di Comitato Ronchi per l’Ambiente e Associazione ambiente e salute di Correggio e San Martino in Rio. Entrambi infatti denunciano i rischi e le gravi ripercussioni che il Piano industriale della nuova società avrà sul territorio di Correggio e non solo. “EnCor – spiegano Valterio Ferrari e Mauro Bervini – è stata ceduta a un privato che dovrà farsi carico anche dei debiti delle passate gestioni, ma a quali condizioni e con quali conseguenze? Le condizioni sono quelle espresse nel piano industriale presentato al Comune e alle banche, piano che purtroppo prevede, molto disinvoltamente, di triplicare sul territorio comunale il numero degli impianti di produzione di energia attraverso la combustione di non-si-sa-bene quali biomasse, il che significherà una quindicina di camini al posto degli attuali sei: alla faccia della qualità dell’aria che respiriamo e pure della legge regionale che vieta di aggiungere fonti di inquinamento atmosferico se non in sostituzione di altre esistenti. In parole povere il comune di Correggio vende la qualità dell’ambiente e mette a rischio la nostra salute pur di rendere economicamente appetibile EnCor al primo speculatore di passaggio! Tutto questo è forse giusto? E’ questo l’ambiente che vogliamo regalare alle future generazioni?”. EnCor, rivelatasi un vero e proprio “pozzo di San Patrizio” resta un mistero: “Marzio Iotti rinuncia a spiegarci, a parte lamentare le congiunzioni astrali avverse, come EnCor sia arrivata a creare un passivo così alto in questi pochi anni di attività e non si tratta di un argomento marginale! Non rinuncia invece a una sacrosanta chiamata di complicità nei confronti di Giunta e Consiglio Comunale, ma questo non consola nessuno, anzi fa nascere altri dubbi”. Un’unità politica che appare sospetta: “siamo proprio sicuri che l’avventura EnCor sia tutta farina dell’Amministrazione Comunale? Com’è avvenuto nel dettaglio il concepimento di questo progetto così ambizioso e rischioso? Non è per caso che si sia trattato di un pacchetto confezionato altrove e messo sul tavolo dei solerti politici correggesi pronto per essere adottato e realizzato?”. E, ancora, come mai si domandano Comitato Ronchi e Associazione ambiente e salute di Correggio e San Martino in Rio, “un’amministrazione letteralmente folgorata sulla via di Kyoto e così determinata nell’applicare il Protocollo europeo 20-20-20, si è poi clamorosamente dimenticata di rispettare la Convenzione di Aarhus che impone alle amministrazioni di ogni livello di assicurare l’accesso del pubblico alle informazioni sull’ambiente detenute dalle autorità pubbliche e a favorire la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull’ambiente?”. Interrogativi inquietanti che si sommano alla già amara realtà: il Comune di Correggio è infatti impegnato ad autorizzare Amtrade a costruire centrali a cogenerazione e a potenziare quelle già esistenti in via Pio La Torre. 11 gli impianti da creare ex novo secondo il Piano industriale della società: 3 centrali di gassificazione a pellet da circa 990 KW elettrici e 2 impianti cogeneratori a olio vegetale da circa 990 KWe presso Eva in via Pio La Torre; 1 impianto cogeneratore a olio vegetale da circa 990 KWe nella Centrale di Mandrio; 3 centrali di gassificazione a pellet da circa 990 KW in via Gandhi, espansione Sud – Fazzano; 2 centrali di gassificazione a pellet in via Fossa Faiella a San Biagio; 1 impianto di pellettizzazione per la produzione di 70mila tonnellate annue di pellet e, infine, una rete di teleriscaldamento da realizzare su suoli già urbanizzati. “Perchè tutte queste centrali a Correggio? Non bastavano forse quelle già presenti che peraltro si aggiungono agli impianti a biogas di San Prospero, San Biagio e Mandrio con il loro impatto ambientale tutt’altro che irrisorio? Gli impianti non superano singolarmente i 999/Kw (per eludere le V.I.A.) ma saranno molto vicini tra loro, perché nessuno parla della potenza complessiva e di quante emissioni inquinanti producono?”, proseguono Valterio Ferrari e Mauro Bervini. Questi impianti infatti immettono in atmosfera agenti inquinanti e pericolosi per la salute: “anidride carbonica, polveri sottili, idrocarburi policiclici aromatici, diossina, formaldeide, benzene, butadiene e ci sono molti dubbi sulla riduzione delle emissioni gas serra, soprattutto in assenza di valutazioni di impatto ambientale che calcolano anche le emissioni derivanti dalla produzione e dal trasporto della biomassa necessaria (pellet, legna, oli…)”. Il sindaco Iotti assicura che Amtrade garantisce una “filiera corta. “Ma come si fa ad asserire una cosa del genere? Solo prendendo in considerazione le biomasse vegetali, sappiamo benissimo che il nostro territorio non può garantire il quantitativo necessario per alimentare tutti questi impianti! Cosa verrà effettivamente bruciato? Chi e cosa ci garantisce che già da dopodomani non si bruceranno invece materiali di varia e dubbia provenienza, creando a tutti gli effetti degli inceneritori?” commenta Valterio Ferrari. Dubbi leciti quelli sollevati dalle associazioni ambientaliste poiché la tutela della salute e dell’ambiente circostante dovrebbero essere al centro dell’azione politica dell’amministrazione locale dal momento che stiamo parlando della Pianura padana, area tra le più inquinate al mondo. “Un paese delle dimensioni di Correggio che ha già 6 centrali a biogas attive, ha davvero la necessità di un così alto numero di centrali? Tutto questo è nell’interesse della comunità o vi sono al contrario interessi occulti da tutelare?”. Il meccanismo degli incentivi statali ha portato a una evidente distorsione del mercato delle biomasse e del biogas rispetto agli obiettivi prefissati di riduzione del gas serra e sostenibilità delle fonti energetiche. “Società private e speculatori finanziari, sempre in cerca di occasioni di profitto, si sono prontamente inseriti in questo settore, ma i cittadini che prezzo pagano? La nostra agricoltura di qualità che rischi corre?” Si domandano Ferrari e Bervini. Comitato Ronchi per l’Ambiente e Associazione Ambiente e Salute di Correggio e San Martino in Rio non ci stanno e promettono battaglia: “comune, provincia, regione, Arpa, aziende… a ciascuno di questi enti verranno inviate a breve decine di lettere di diffida dettagliate e puntuali, sottoscritte da diversi residenti del nostro territorio. Se non verremo ascoltati e la salute non sarà tutelata a dovere da coloro che ne detengono per legge la responsabilità, è giusto sappiano che subiranno le conseguenze legali delle loro eventuali omissioni”. Chi pensasse che tutta questa vicenda è affare dei soli correggesi, sbaglia! La mobilitazione che ci fu per fermare la creazione di un impianto di cogenerazione a biomasse a Fossoli ha dimostrato che l’unione fa la forza. Di certo, a Correggio e Carpi, soffia il medesimo vento…
Jessica Bianchi