Nomadi: i punti fermi

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Nell’inarrestabile flusso di notizie che da più di un mese si rincorrono tra conferme e smentite, è il direttore generale del Comune di Carpi Giordano Corradini a fare chiarezza sulla vicenda dei nomadi, distinguendo i diversi piani del problema che si sono mescolati, stabilendo alcuni punti fermi e inquadrando la questione, affinchè si possa più facilmente tracciare il percorso che porterà alla sua soluzione.
L’ordinanza del sindaco:
la bonifica
L’ordinanza contingibile – urgente “per procedere alla bonifica dell’area che ospita il campo di sosta per i nomadi e aree limitrofe di proprietà comunale a seguito di quanto emerso dal sopralluogo del dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena” è il primo punto fermo chiarito dal direttore generale. “Il sindaco parla in quanto autorità sanitaria chiamata a rimuovere un rischio per la salute pubblica e stabilisce la necessità di sgomberare l’area entro il 31 dicembre per effettuare la bonifica”. Non è contenuto nel testo dell’ordinanza nessun ulteriore elemento sul futuro del campo di sosta dopo le opere di bonifica né, pertanto, l’esplicito divieto per le 71 persone che oggi lì vivono, di farvi ritorno dopo eventuali ulteriori investimenti di ripristino delle infrastrutture necessarie. Ma la formula del campo, ne abbiamo avuto conferma in questi ventitre anni, non funziona: la convivenza tra le sei famiglie che vi risiedono è diventata difficile ed è all’origine dei numerosi problemi di gestione degli spazi esterni del campo nomadi. Da qui, dopo le operazioni di bonifica, la volontà dell’Amministrazione Campedelli di non ripristinare le infrastrutture per ospitare il campo nell’area di via Nuova Ponente, ma intensificare il percorso politico avviato anni or sono per portare le famiglie nomadi alla completa autonomia abitativa.
Il superamento:
l’obiettivo è l’autonomia
“C’è stato un tempo – ricorda Corradini – in cui l’area di via Nuova Ponente accoglieva 120 persone. Grazie alla collaborazione di alcune coop sociali e della banca etica Mag6 si sono costruite delle alternative che hanno consentito alle famiglie di uscire e trovare soluzioni autonome in terreni acquistati o in microaree di altri comuni. C’è stato un periodo di tempo in cui si è arrivati al numero minimo di 59 persone residenti che a seguito di nuove unioni e nuovi nati sono poi cresciute alle 71 di oggi”. Il secondo punto fermo fissato dal Comune di Carpi si riassume in un secco no a qualsiasi soluzione pubblica: nessun campo su terreno comunale (oggi è così), ma nemmeno microaree future su terreni pubblici. L’indirizzo politico “approvato anche dal Consiglio Comunale” è quello di puntare a soluzioni autonome, da ogni punto di vista. Anche la famiglia oggi più numerosa del campo è riuscita nel 2008 ad acquistare un terreno in via Dei Fuochi “ma sono insorti problemi relativi alla destinazione d’uso del terreno e poi c’è stato il terremoto che ha ritardato di almeno un anno l’iter amministrativo da intraprendere”. Altri nuclei familiari sarebbero in grado di intraprendere oggi questo cammino; altri due non sono invece nelle condizioni di farlo a causa delle difficoltà economiche in cui si trovano e per la presenza di disabili e anziani.
Le soluzioni
Le ipotesi individuate nell’ordinanza comunale, ipotizzate al solo scopo di rendere possibili le operazioni di bonifica, hanno dunque caratteristiche diverse rispetto a quelle che si stanno ora valutando per sistemazioni finalizzate al completamento del percorso di piena autonomia abitativa dei nomadi carpigiani: quella di via Dei Fuochi si configura già come una soluzione anche di prospettiva definitiva, mentre quella dell’ex scuola di Cortile, pensata nell’urgenza della bonifica per ospitare i restanti componenti del campo (35 persone almeno) è in fase di revisione: con la sistemazione nell’ex scuola di solo 16 persone (due famiglie), mentre per altri due nuclei, anche in relazione alle situazioni di fragilità che presentano al loro interno, si stanno valutando altre sistemazioni presso la struttura d’accoglienza nell’Ex Carretti e in appartamenti destinati all’emergenza abitativa. Ma i nomadi destinati a queste ultime sistemazioni temporanee in muratura , soprattutto dopo il terremoto, fanno resistenza e preferiscono le loro mobilhome. Corradini ribadisce “le sistemazioni transitorie in fase di valutazione (o quelle alternative che emergeranno), rimarranno tali fino alla definitiva sistemazione in autonomia delle famiglie: infatti, terminata la bonifica delle aree su cui risiede il campo, non si procederà con l’installazione delle infrastrutture e non saranno eseguiti i lavori necessari per ripristinarne l’agibilità; ci si concentrerà invece nelle azioni per rendere concrete le soluzioni di totale autonomia abitativa delle famiglie nomadi. L’area dove attualmente è collocato il campo in via Nuova Ponente sarà quindi liberata alla sua destinazione urbanistica originale di Verde Pubblico”.
Condivisione
e partecipazione
“Le condizioni che ci hanno posto le famiglie di cortilesi residenti nei pressi dell’area di via Dei Fuochi sono legittime: proprio perché è un luogo remoto chiedono più illuminazione e chiedono ai sinti di contribuire alla gestione della strada quando le buche sono da sistemare o la neve da spalare, così come fanno loro”. Dunque, il terzo punto fermo individuato da Corradini è quello relativo alle modalità di gestione di quella che, all’unanimità, viene considerata una ‘brutta gatta da pelare’. “La linea della condivisione – conclude il direttore – è quella che l’Amministrazione ha scelto. Ci rendiamo disponibili ad ascoltare tutte le parti in causa per arrivare a un risultato che non è così lontano come sembra”.
Sara Gelli

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