Crisi: la parola d’ordine è cambiare passo!

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Di fronte a tante aziende che alzano bandiera bianca e cessano l’attività dopo anni di lavoro e sacrifici, c’è anche chi, fortunatamente, vuole resistere, tentando di rilanciare la propria presenza magari rinnovando e rilanciando il proprio prodotto made in Carpi. Lo hanno detto nelle ultime settimane autorevoli rappresentanti del mondo produttivo, ma anche manager, stilisti e agenti di commercio. Secondo il presidente di Cmb, Carlo Zini, “occorre stringere i denti e rimanere sul mercato con le nostre capacità professionali, di lavoro e di esperienza, che non sono seconde a nessuno”. Claudio Saraceni, amministratore delegato di Garc, nonché riconfermato presidente di Cna Carpi, chiama a raccolta gli imprenditori di buona volontà “per ridare smalto e rilanciare le eccellenze cittadine nei diversi settori produttivi”, ma chiede anche “il rilancio del centro storico e del commercio, favorendo piccole attività artigianali di servizio che ridiano vitalità a tanti quartieri impoveriti dopo la chiusura di esercizi commerciali”.
Di “sfida possibile” parla anche Gianguido Tarabini, amministratore di Blufin che, nel confermare la volontà di resistere per rimanere sul mercato con le produzioni di eccellenza della griffe Blumarine, lancia alcune provocazioni al potere politico, giudicando negativamente “l’aumento dell’Iva, l’alta tassazione, la politica di eccessiva austerità cha fa morire le aziende e l’elevato valore dell’euro, inadatto in una Europa in crisi”.
Anche Irio Rinaldi, titolare di due importanti Conad cittadini, ha qualcosa da dire sul potere politico e amministrativo: “di fronte al calo dei consumi conseguenti alla minore capacità di spesa dei consumatori, la concorrenza può far bene – in riferimento alla continua apertura di nuovi supermercati e discount – ma è necessario mantenere un equilibrio tra gli attori presenti sulla piazza. Equilibrio che a Carpi non esiste più negli ultimi anni”. Tra chi si sforza di dare un proprio originale contributo per combattere la crisi economica e favorire produzione e rete commerciale, c’è senz’altro Paolo Galli, giovane manager che ha lanciato Altoitaliano: una rete di produttori del made in Italy nel settore della moda. Un progetto che permette ai negozianti di lavorare sul piano delle vendite senza accollarsi il rischio delle giacenze e dell’invenduto mentre, alle imprese, consente di sviluppare un sistema simile a quello delle catene dei negozi diretti delle grandi griffe, senza la necessità di fare investimenti importanti per creare punti vendita propri”. Una scommessa, ma anche tanta volontà e intelligenza. Sulla necessità di un “cambio di passo”, per resistere ai morsi della recessione, insiste anche Patrizio Bianchi, economista e docente universitario: “siamo un Paese col fiato corto, incapace di immaginarsi quale portatore di cambiamenti come altri paesi europei. L’Italia ha bisogno di più innovazione. La valorizzazione dell’industria manifatturiera – una delle nostre risorse fondamentali ma, malauguratamente, non sostenuta a dovere del potere pubblico – è la nostra sola via di salvezza per fare crescere imprenditori, manager, tecnici”.
Cesare Pradella

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