Volere è potere

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Due narratori, un uomo e una donna, raccontano quattro storie realmente accadute durante uno dei conflitti più atroci e disumani: la guerra svoltasi in Jugoslavia dal 1991 al 1995.
Senza immagini né sceneggiatura, i due attori, Marco Cortesi e Mara Moschini, da tempo impegnati in progetti di teatro civile, riescono a far rivivere ogni istante, di ogni singola storia, proiettando lo spettatore in un’altra realtà. “Parlando di record, dato che a voi giovani piacciono molto – comincia Cortesi – devo confidarvi che questa guerra ne ha ben due. E’ il conflitto più dimenticato e quello con il più alto numero di civili morti” . E’ così che apre lo spettacolo Marco Cortesi. Fin dal primo momento l’attenzione dei presenti è alta. Numerosi i ragazzi scout – e non solo – in sala e altrettanto numerosi gli adulti. Un totale di 350 persone circa. Una storia dopo l’altra, parole su parole che accrescono la tensione sempre più. Diverse tra loro, le storie riescono comunque a tenere tutti i presenti col fiato sospeso. Alcune  più soft e altre, come le definisce lo stesso Cortesi – “con il pallino rosso”. Non c’è il tempo di realizzare davvero quanto ascoltato, che un insieme di nuove e indecifrabili emozioni arriva a travolgerti. “Per tutta la durata della performance non ho pensato ad altro che a concentrarmi su quanto avevo davanti” commenta Alessandro Peruzzi, scout del Carpi 4. “E’ uno spettacolo che ti segna, volente o nolente ti fa uscire cambiato”, prosegue il giovane. In un periodo in cui odio e  ignoranza prevalgono, coraggio e umanità possono tradursi in piccoli gesti capaci di salvare vite umane. Giunti al termine dello spettacolo, Cortesi e Moschini lasciano la platea con una riflessione: quali sono le parole più usate al mondo? Dopo “okay” e “coca-cola”, la terza parola più utilizzata è “non posso”. Non posso o non voglio? Il confine è labile. Forse la lezione da trarre da questo spettacolo è che volere è potere.
Chiara Cioffo