La rivoluzione dei rifiuti penalizza Aimag

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La seduta della Commissione ambiente dell’Assemblea legislativa viene trasmessa in streaming da Bologna e, a illustrare le linee guida del Piano regionale di gestione dei rifiuti, è il sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia Romagna, Alfredo Bertelli che affronta di petto le polemiche e in apertura sostiene che “non c’è stato un atto di forzatura della Giunta. Abbiamo agito in piena coerenza con la Legge 20 del 2000 (che regola l’approvazione dei Piani regionali)”. Dopo 60 giorni dalla pubblicazione sul bollettino ufficiale, verranno raccolte le osservazioni sul Piano e, a quel punto, entro 90 giorni, dovrà essere approvato dall’assemblea. “Fino a quel punto – ha spiegato il sottosegretario – il piano non ha valore se non per la parte relativa alle norme di salvaguardia”. Bertelli ha poi spiegato che il piano dev’essere reso efficace nel più breve tempo possibile: “prima arriviamo a decretare l’autosufficienza regionale, meglio è. Perché fuori da questo territorio è pieno di emergenze”. Il timore è che – intrecciandosi con le decisioni prese a Roma – i territori autosufficienti finiscano per doversi far carico di quelli in emergenza. Una prospettiva a cui Giunta e Assemblea si sono detti contrari.
Dalle province alla Regione: linee guida per i rifiuti
Ciò che, fino a ieri, è stato di competenza delle singole province, con questo Piano passa in mano alla Regione che detta le linee fino al 2020: riduzione tra il 20 e il 25% dei rifiuti urbani e raccolta differenziata al 70%; progressiva minimizzazione dello smaltimento in discarica e graduale superamento degli impianti di termovalorizzazione.
“Il Piano regionale – spiega il sottosegretario Bertelli – delinea, in base alla cosiddetta gerarchia dei rifiuti, un modello di gestione che si fonda su: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia e, infine, smaltimento, con l’intento di spingere nuove filiere industriali” riferendosi non solo ai rifiuti urbani (che sono di competenza della Regione) ma anche a quelli speciali (che sono regolati a libero mercato), rivelando l’ambizione dell’Emilia Romagna di raggiungere l’autosufficienza per entrambe le tipologie, col vantaggio di non “far girare rifiuti speciali pericolosi e non nel mondo”.
La produzione dei rifiuti speciali cresce
Per individuare gli obiettivi da raggiungere entro il 2020, il Piano parte dall’analisi della situazione attuale: quanti rifiuti producono gli emiliano romagnoli? Nel 2011, la produzione di rifiuti urbani in Emilia Romagna è stata pari a 3.002.771 tonnellate (-2,9% rispetto al 2010). Il sottosegretario Alfredo Bertelli non accenna al capitolo dei rifiuti speciali perché, essendo a libero mercato, non sono di competenza regionale ma, in considerazione dell’importanza che rivestono, anche dal punto di vista quantitativo, occorre accennare a ciò che prevede il Piano regionale per i rifiuti. La produzione complessiva di rifiuti speciali derivanti da attività produttive o di servizio (industriali, artigianali, sanitarie, agricole, commerciali…) in Emilia Romagna dichiarata ufficialmente attraverso il MUD è stata pari a 10.420.669 tonnellate (2010), ovvero circa tre volte la produzione di rifiuti urbani. Essendo regolati a libero mercato, il flusso ne rileva 2.554.324 tonnellate in uscita dal territorio regionale e 3.853.445 in entrata per una gestione complessiva in Emilia Romagna di 12.754.780 tonnellate: la nostra regione gestisce il recupero e lo smaltimento di più rifiuti speciali di quanti non ne produca.
Il Piano ipotizza al 2020 una produzione complessiva di rifiuti speciali in regione pari a 11.540.000 tonnellate “ma – si legge nel piano – l’attuale sistema impiantistico regionale appare in grado di soddisfare il fabbisogno di recupero e smaltimento di rifiuti speciali”.
Nel 2010 in Emilia Romagna  hanno dichiarato di aver trattato rifiuti speciali 1271 impianti, la maggior parte dei quali ubicati nelle province di Bologna (200 impianti pari al 16%) e Modena e Ravenna (179 impianti).
I rifiuti urbani invece devono calare
Per i rifiuti urbani si prevede invece una drastica riduzione: rispetto a 3.002.771 tonnellate del 2011, nel 2020 la produzione sarà compresa tra 2.368.872 e 2.532.218 tonnellate. Considerando una raccolta differenziata al 70%, favorita dal sistema di raccolta porta a porta, più in pianura che in montagna, e dall’introduzione della tariffazione puntuale, la produzione di rifiuti urbani residui  al 2020, considerando lo scenario -20% di produzione pro capite, è pari a circa 758.000 tonnellate.
“Il progressivo raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riciclaggio declinati dal Piano –  si legge nelle più di mille pagine – consentirà di ridurre progressivamente il fabbisogno di smaltimento finale con conseguenti riflessi sull’evoluzione del sistema impiantistico regionale. La pianificazione regionale pertanto deve organizzare i flussi dei rifiuti urbani indifferenziati, e di quelli derivanti dal loro trattamento, verso gli impianti più prossimi ai luoghi di produzione e trattamento, al fine di ridurre le pressioni ambientali generate dal sistema esistente, anche in riferimento ai trasporti”. In realtà, nel 2020, come vedremo nelle pagine successive del Piano, il rifiuto urbano indifferenziato del bacino di Aimag farà molta più strada di quanta non ne faccia oggi.
La rivoluzione nell’impiantistica regionale e le conseguenze per Aimag
Alle conseguenze che questo Piano determina per Aimag sarà dedicato un servizio sul prossimo numero di Tempo. Il sistema impiantistico regionale per il trattamento dei rifiuti residui indifferenziati appare completamente rivoluzionato: a oggi insistono sul territorio regionale 11 impianti di trattamento meccanico biologico, 8 termovalorizzatori e 10 discariche; nel 2020 saranno 4 gli impianti di trattamento meccanico biologico, 7 i termovalorizzatori e 4 le discariche.
Rimandiamo la trattazione nei dettagli al prossimo numero ma, se l’attuazione delle politiche di riduzione della produzione e di incremento della raccolta differenziata, determineranno una progressiva riduzione del fabbisogno di impianti di trattamento e smaltimento (trattamento meccanico–biologico; di termovalorizzazione e nelle discariche), a essere penalizzata in modo evidente è la multiutility Aimag, la quale dovrà procedere alla chiusura delle tre discariche di Mirandola, Medolla, Carpi e dell’impianto di trattamento meccanico biologico di Carpi. Il rifiuto indifferenziato, alla faccia del principio di prossimità invocato più volte dal Piano, è previsto che venga conferito al termovalorizzatore di Modena dove dev’essere trasportato per l’incenerimento. Sicuramente, beneficeranno di questo Piano regionale per i rifiuti Parma e Reggio Emilia che, al 2020, avranno un’impiantistica completamente nuova e integrata.
Sara Gelli