A Carpi, dai primi mesi del 2013, quando le analisi condotte da Aimag già dal 2009 hanno rilevato per la prima volta tracce di fibre d’amianto nell’acquedotto cittadino, il monitoraggio è stato costante, con frequenti campionamenti in diverse zone della città e con analisi effettuate separatamente sia da Aimag che dall’Ausl. Solo nel periodo fra il 3 gennaio e il 24 marzo 2014, le analisi per il rilevamento delle fibre sono state ben 21, delle quali 12 hanno dato un esito positivo. Queste fibre, essendo sospese nell’acqua e non solubili, “viaggiano” trasportate lungo i tubi, quindi è difficile stabilire da quali segmenti delle condotte provengano; è per questo che, ripetendo più campionamenti nello stesso punto dell’acquedotto ma in momenti diversi, a volte sono state rilevate delle fibre d’amianto e altre no. L’Ausl, in conformità con l’Istituto Superiore di Sanità e con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha ribadito più volte che la potabilità dell’acqua non viene messa in discussione dalla presenza di fibre d’amianto. Tuttavia, negli scorsi mesi a Carpi è nato un comitato di cittadini che ha portato avanti una battaglia contro la somministrazione di acqua del rubinetto nelle mense scolastiche, continuando a tenere viva l’attenzione sul problema; diverse forze politiche di opposizione, inoltre, stanno utilizzando l’argomento per raccogliere intorno a sé il consenso di cittadini preoccupati, cavalcando spesso il malessere e la poca fiducia diffusi di questi tempi fra la popolazione. Ma la preoccupazione, fra i carpigiani, è davvero così diffusa? Facendo un giro al mercato, un giovedì mattina, ci si rende conto dei pareri contrastanti tra le persone. “Certo che sono preoccupata: da quando ho saputo questa notizia, non bevo più l’acqua del rubinetto” afferma una ragazza. Un anziano, invece, dichiara: “Io ho saputo adesso di questo problema. Ma a me non interessa, tanto a casa ho una macchinetta che filtra l’acqua”. Quando gli si fa presente che probabilmente questa non è sufficiente a impedire che eventuali fibre di amianto rimangano sospese nell’acqua, l’uomo risponde: “Ah, allora non saprei. Che cosa si può fare?”.
“Noi beviamo l’acqua in bottiglia. Però usiamo quella del rubinetto per cucinare e non ci piace molto l’idea”, dice una signora, e il marito interviene: “Sì, siamo in pensiero, anche perché abbiamo paura che non ci dicano tutta la verità.” Un’altra donna afferma, invece: “Sono un po’ preoccupata: prima la bevevo, mentre ora compro l’acqua in bottiglia. Però adesso hanno detto che la metteranno a posto, quindi speriamo si risolva. Anche perché se fosse molto pericolosa ce lo direbbero, no?”. Un uomo, invece, risponde deciso: “No, no, non è un problema, non fa male. Sono mille anni che la beviamo e non solo a Carpi: in tutta Italia ci sono milioni di chilometri di tubi in cemento-amianto. Non capisco perché solo a Carpi sia scoppiata questa polemica”. Tre anziani che stanno chiacchierando su una panchina, rispondono con serena rassegnazione: “Che non faccia bene, quello è sicuro. Però cosa si può fare? Scavare tutta Carpi e cambiare tutte le tubature? E i soldi dove li troviamo?”. Molte altre persone affermano di essere in pensiero, ma di avere fiducia nei controlli che vengono effettuati, e quindi continuano a usare l’acqua per cucinare, anche se magari preferiscono bere quella in bottiglia. Una signora, invece, si dice abbastanza preoccupata: “Hanno un bel da dire che non faccia male. Una sostanza così pericolosa se inalata, è impossibile che ingerita sia innocua. E poi quando si fa la lavatrice, per esempio, le fibre potrebbero rimanere attaccate ai tessuti e liberarsi nell’aria. Sono preoccupata non per me, ma per i miei figli e nipoti, perché se un tumore si forma dopo trent’anni, saranno soprattutto loro a subirne le conseguenze. Perciò, se incontrassi il futuro sindaco, gli chiederei cosa intenderanno fare, perché non so quanto questa nuova sostanza che immetteranno nell’acquedotto potrà essere utile per arginare il problema. Magari, invece di fare la piscina nuova, preferirei che quei soldi venissero spesi per cominciare a sostituire le tubature, perché mi sembra sia l’unico modo per risolvere davvero la questione”. L’impressione che si ricava da questi e altri commenti è che i cittadini conoscano generalmente poco il problema dell’amianto e non abbiano grande consapevolezza su come comportarsi; quelli che conoscono la pericolosità di questa sostanza, almeno quando viene inalata, esprimono invece qualche preoccupazione in più. In generale, però, non sembra esserci particolare allarmismo e la fiducia negli enti preposti al controllo dell’acqua rimane predominante.
Laura Benatti