Dopo aver mandato in pensione la cara e vecchia Ici, di balzello in balzello, il Governo ha dato il via a uno schizofrenico ballo del mattone e, negli ultimi due anni, le tasse sulla casa hanno cambiato nome e volto sei volte. Tares, Iuc, Tari, Tasi… e chi più ne ha, più ne metta: un mare magnum di acronimi che ha gettato in confusione anche i cittadini più informati. La materia è certamente complessa ma non ha spaventato il Movimento 5 Stelle della nostra città che, sull’applicazione delle aliquote Tasi da parte del Comune di Carpi, ha trovato “una grave irregolarità”, come ci spiega l’attivista Monica Medici. La delibera di Giunta sotto accusa, “contra legem” è quella in cui la squadra Campedelli avrebbe “applicato l’aliquota zero per gli immobili merce, ovvero quelli costruiti e non venduti di proprietà delle immobiliari di costruzione. Un regalo alle imprese – prosegue Medici – illegittimo e immorale, poiché viola la Legge 147 del 2013. Secondo la norma infatti, il Comune di Carpi avrebbe dovuto applicare agli immobili merce un’aliquota di almeno l’1 permille”. Al comma 676 si legge che l’aliquota di base della Tasi (la quale serve per coprire i servizi indivisibili: dall’illuminazione pubblica alla pulizia e manutenzione delle strade cittadine, alla gestione del verde) “è 1Xmille e il Comune, può ridurla fino all’azzeramento”. Ma, al comma 682, precisa: “Il Comune determina la disciplina delle riduzioni, che tengano conto altresì della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l’applicazione dell’Isee”.
“Si parla di famiglie non di imprese o immobili merce”, sottolinea Monica Medici.
Spulciando il decreto legge n° 16 del 6 marzo 2014 si scopre poi che l’articolo 1, comma 1, concede ai comuni di effettuare una maggiorazione sulle aliquote: “per l’anno 2014, possono essere superati il limite del 2,5 di un 0,8 Xmille (totale massimo 3,3 Xmille) a condizione che, per quanto riguarda le abitazioni principali, siano previste detrazioni d’imposta o altre misure, tali da generare una Tasi equivalente a quella della precedente Imu relativamente alla stessa tipologia di immobili”.
Della serie, caro Comune puoi sì aumentare le aliquote ma attenzione a non superare la vecchia Imu.
La novella è alquanto enigmatica ma, prosegue Medici, “Carpi ha applicato la maggiorazione dello 0,8 permille sulla prima casa, passando da 2,5 a 3,3, in aperta violazione del decreto, poiché ora l’aliquota Tasi supera la vecchia Imu e, inoltre, non sono stati previsti meccanismi di detrazione che tengano conto delle reali necessità delle famiglie, dal numero di figli a carico alla capacità contributiva”. Ma, in soldoni, quanto inciderà la Tasi sulle tasche sempre più impoverite dei carpigiani? “L’aumento che subiranno le famiglie è circa del 40%, stimabile in mezzo milione di euro. Somma regalata al sistema bancario, perché sappiamo bene che le imprese di costruzione lavorano quasi interamente indebitandosi. Il Governo Monti le ha esentate dalla Tares, quello di Letta dall’Imu e ora il Comune di Carpi le esenta dalla Tasi andando contro la legge. Di contro un immobile vuoto di proprietà di un privato è considerato seconda casa e, in quanto tale, fortemente tassato. Un’ingiustizia”.
Il 16 giugno la Tasi dovrà essere versata e il Movimento 5 Stelle non ci sta: “noi presentiamo un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale contro il Comune di Carpi. Anche se il Bilancio dell’Ente non è ancora definitivo, la Tasi sì ed è, così come è stata concepita, illegale e iniqua”.
A dare man forte ai pentastellati cittadini ci pensa la circolare del 18 marzo 2014 che l’Anci (Associazione Nazionale Comuni italiani) ha inviato ai sindaci. A pagina 9 si legge chiaramente: “Alla Tasi non si applica l’esenzione per gli immobili merce”. Passaggio a dir poco limpido. “La stessa Anci vieta il comportamento che ha avuto Carpi. Siamo in una botte di ferro”, conclude Monica Medici. Di certo far pesare sulle spalle delle famiglie i mancati introiti “scontati” ai costruttori è scelta alquanto opinabile.
Jessica Bianchi