Per i lavoratori delle Province si prospetta un Natale molto particolare, fatto di mobilitazione e occupazione delle sedi. Dopo che il Governo Renzi ha celebrato l’abolizione di questi “baracconi”, le Province sono ancora lì con i loro vertici, eletti solo dai sindaci e dai consiglieri comunali, anziché dal popolo, ma, soprattutto, sono ancora lì le migliaia di dipendenti che guardano con apprensione al loro futuro.
Se l’emendamento presentato in legge di stabilità dal Governo dovesse diventare definitivo, si procederà al taglio del 50% del personale oggi in essere. La proposta presentata prevede: la messa in esubero del 50% del personale attualmente in forze delle Province, la possibilità di un sistema di prepensionamenti che non dà certezze, mobilità su altri enti con perdita di professionalità, problematiche sulle retribuzioni e il potenziale rischio di licenziamenti. Dopo aver attivato e gestito per molti anni tavoli di crisi per aziende e lavoratori in difficoltà, oggi la Provincia di Modena si ritrova a essere protagonista di una simile procedura per i propri dipendenti. Il presidente della Provincia Giancarlo Muzzarelli cosa intende fare per tutelare i dipendenti dell’Ente sotto la sua guida? In una lettera indirizzata a tutti i sindaci modenesi Muzzarelli chiede di “verificare se, nell’ambito della programmazione del fabbisogno del personale dei Comuni, possano essere attivate procedure di mobilità tra enti o di utilizzo, alle quali possano aderire anche i dipendenti della Provincia di Modena”. L’obiettivo è quello di “scongiurare situazioni di esubero o soprannumero”. Lo scenario contenuto nella legge 56 di riforma dell’ente Provincia – ribadisce Muzzarelli nella lettera – nonché di riordino delle funzioni di area vasta, “sta assumendo profili di incertezza in relazione agli ingenti tagli di risorse contenuti nella legge di stabilità per l’anno 2015”. Non è possibile sapere di quanta liquidità la Provincia potrà disporre nei prossimi mesi e il rischio è che gli stipendi non vengano garantiti oltre un certo arco di tempo. Il passaggio del personale della Provincia ai comuni modenesi è la strada che si è deciso di percorrere ma non è detto che sia sufficiente. A Parma e a Bologna, così come in altre città dell’Emilia Romagna, ci sono dipendenti provinciali che hanno deciso di dichiarare lo stato d’agitazione e occupare: a Modena i 400 lavoratori si sono ritrovati in assemblea sindacale all’aperto in Piazza Grande. Si aggiungono così a quello che, nel nostro Paese, sta diventando un esercito.
Sara Gelli