Can che abbaia non morde

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Alla Scuola primaria Giotto di Carpi un progetto di pet therapy porta il cane in classe per aiutare il processo di inclusione dei bambini con bisogni educativi speciali. L’educatore cinofilo Andrea Alabardi e il suo Golden Retriever Nala sono i protagonisti di sette incontri con la classe Terza A. La pet therapy come strumento per aiutare i bambini con difficoltà o, più semplicemente, come educazione alla diversità. Il cane con la sua grande pazienza e le sue doti empatiche è infatti in grado di offrirsi in qualità di strumento mediatore capace di incentivare la dimensione espressiva ed emotiva dei bambini. Anche quando incute timore, questo animale è comunque capace di catalizzare interesse, curiosità e simpatia da parte dei soggetti più chiusi e diffidenti. Attività di cura, scambi di carezze, fisicità, sono le molteplici dimensioni di questo intervento. Gli allievi in piccolo gruppo vengono coinvolti nel dare da bere e da mangiare all’animale, nello spazzolare il suo bel pelo e nel giocare con lui. La semplice attività di riportare la palla a chi gliel’ha tirata rappresenta un importante schema che può aiutare gli allievi che hanno maggiori difficoltà di relazione.
“Abbiamo optato per questo laboratorio – spiega Maurizio Ledovini, insegnante di sostegno – perché l’animale è in grado di fare ciò che, qualche volta, noi compiamo con difficoltà. E’ un vero è proprio strumento mediatore, un’interfaccia fra noi e alcuni bambini, andando a risvegliare una sfera emotiva con la quale, poi, possiamo lavorare raggiungendo risultati straordinari. L’animale è una scoperta per tutti i bambini: quando vengono guidati nella sua conoscenza, gli allievi dimostrano di imparare a rispettare l’animale nelle sue specificità, mettendo in evidenza tutta la valenza educativa di tale attività”.
 

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