Stadio Cabassi: caro sindaco, non si lasci scappare l’occasione…

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L’occasione è davvero troppo ghiotta per farsela scappare. Sul tavolo del sindaco staziona una di quelle proposte che capitano una volta sola nella vita. Per comprenderne l’importanza non c’è bisogno di essere tifosi. Basta sentirsi carpigiani. Orgogliosi di appartenere a una città, la cui squadra è stata capace di compiere un’impresa straordinaria: volare in Serie A. Sempre più in alto. Il guru degli architetti di impianti sportivi, Gino Zavanella, (ndr – il papà dello Juventus Stadium tanto per intenderci) su mandato del ds biancorosso Cristiano Giuntoli ha creato un progetto di restyling del nostro Grande Vecchio per rispondere a tutte le obiezioni sollevate in prima battuta dal GOS sulla bozza preliminare. Il nullaosta formale infatti ancora manca. Ma stando alle ultime indiscrezioni raccolte, le soluzioni architettoniche trasposte in rendering avrebbero convinto l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, ovvero l’organo collegiale del Viminale che gestisce direttamente la materia stadi (con i cui componenti tecnici, il pool di Zavanella ha lavorato in sinergia).  Resta in ballo, ovviamente, la questione economica. Per rendere idoneo lo Stadio Cabassi alla massima serie e regalare alla città uno spazio multifunzionale da oltre 10mila posti, occorrono 5 milioni di euro. In sintesi, il piano degli interventi si spacchetta in due maxi-capitolati: il primo riguarda l’area spogliatoi e prevede l’allargamento degli stessi e il contestuale allestimento delle nuove aree stampa-ospitality-mixed attraverso moduli prefabbricati (spesa prevista: 1 milione di euro, tutta a carico della società sportiva); il secondo riguarda l’area campo-spalti e prevede la demolizione dei rettilinei velodromici per adeguare i percorsi di camminamento e fuga e l’edificazione di due tribune in tubolari (da circa 5mila posti l’una) negli spazi antistanti alle curve velodromiche (spesa prevista: 4 milioni che il Carpi FC 1909 richiede al Comune attraverso uno scambio di impegni). Ed eccola qui la proposta che attende una definitiva presa di posizione da parte del primo cittadino. Il piatto è ricco, così come l’opportunità. Se l’ente pubblico darà il proprio benestare, accendendo un mutuo presso il Credito Sportivo, decadranno i termini dell’attuale convenzione stipulata col Carpi FC 1909. In soldoni: il Comune non verserebbe più 90mila euro l’anno nelle casse della società sportiva (la quale oggi ha lo stadio in comodato d’uso) ma glielo affitterebbe a circa 200mila euro l’anno (denari che potrebbero essere investiti proprio per onorare le rate del debito).
L’Amministrazione tratta, e vaglia una controproposta per scaricare l’onere della spesa: lo strumento è l’articolo 952 del codice civile, ovvero la cessione del diritto di superficie dal proprietario pubblico all’usufruttuario privato. E’ ovvio che in questo scenario ogni impegno per l’edificazione sul suolo graverebbe sul groppone di via Marx, perché il Carpi FC 1909 acquisirebbe lo stadio come cespite de facto per i prossimi 20/30 anni. Ovverosia: l’intero immobile andrebbe ad arricchire il patrimonio societario, ne aumenterebbe le possibilità di sfruttamento commerciale, e da costo si trasformerebbe finalmente in un investimento sul futuro. Nonché in una struttura più larga (tempio sportivo per l’élite del calcio, ma anche contenitore per grandi eventi e concerti) in grado di caratterizzare la città fino a innalzarla su palcoscenici che non ha mai calcato.  Qualora mancasse il coraggio, non solo Carpi perderà un’occasione ma la cittadinanza continuerà a cestinare il proprio denaro in un pozzo senza fondo. Se  nulla cambia e la decisione rimane ferma su se stessa, infatti, la convenzione resterebbe in atto e il Comune proseguirebbe a pagare il proprio obolo al Carpi per una cattedrale deserta che andrebbe incontro a un inesorabile declino. Probabilmente in “prestito” al Braglia di Modena o al Tardini di Parma, la squadra abbandonerebbe lo stadio cittadino a se stesso, decretandone così la fine. Un contenitore vuoto, vetusto e inutile. Un peso per le tasche di tutti noi.
Da una parte c’è la lungimiranza, dall’altra la decadenza. Ballano pochi milioni di euro. Rinunciarci, e rinunciare a onore, visibilità e lustro, a fronte di un introito annuale corposo ci pare una scelta alquanto scellerata. E’ tempo di scegliere. E bene.
Jessica Bianchi