Il Carpi riceve il sigillo d’Ateneo dell’Università di Urbino

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Questa mattina, nell’Aula Magna di Palazzo Battiferri, il Magnifico Rettore dell’Università di Urbino "Carlo Bo" Vilberto Stocchi, ha consegnato il Sigillo d’Ateneo al Carpi F.C. 1909. Si tratta della prima volta che il riconoscimento va a una società sportiva.
Le motivazioni. Nel suo discorso di apertura il Magnifico Rettore ha ribadito l’importanza di questa iniziativa: “Il Carpi – ha spiegato – è una società di antiche tradizioni rifondata nel 2000 e che nel 2009 ha intrapreso un nuovo percorso, fino ad arrivare alla Serie B nel 2013 e adesso in A, la serie più prestigiosa. Per la prima volta assegniamo il Sigillo per meriti collettivi”.
Una rinascita fatta di valori. Il Magnifico Rettore, prima della consegna, ha anche sottolineato qual è il contributo che la società ha portato al mondo dello sport: “Questo club – ha aggiunto chiarendo, al di là dei risultati, quale sia il peso da attribuire alla scelta dell’Ateneo – è il simbolo della rinascita di un’intera città piegata dal terribile terremoto del 2012”. Non solo questo: “Il Carpi è anche un modello da seguire: ogni giorno ci arrivano notizie raccapriccianti. Credo che sia opportuno riflettere su come sia pedagogicamente sbagliato insistere sugli esempi negativi. Sono contento allora che l’Università si riappropri della prerogativa educativa cogliendo e valorizzando modelli virtuosi che uniscono impegno, sacrificio e passione. Sono anche convinto – ha rimarcato il Magnifico Rettore – che questo non sia un miracolo come qualcuno ha scritto, ma il risultato di un grande lavoro di squadra. I valori dello sport si sono incontrati con una gestione manageriale che ha saputo credere in un progetto di lungo termine e fare scouting”. Con una “politica sportiva” che ha creduto più sulle risorse umane che su quelle economiche.
Sport e Università. Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente nazionale del Cus, l’avvocato salernitano Lorenzo Valentini, che ha sottolineato lo stretto legame tra questi due mondi. “Da qui – ha detto – parte un messaggio che ha uno straordinario impatto educativo, che parla di uno sport pulito, fatto di regole, distante anni luce dalla violenza delle tifoserie e dal calcio-scommesse. Il gesto di un ragazzo che gioca a pallone nelle favelas è lo stesso dell’ultimo pallone d’oro”.
La conclusione di un “romanzo”.  A tracciare quella che è stata l’avventura del Carpi, che in pochi anni ha raggiunto l’olimpo calcistico passando solo negli ultimi tre anni dalla Prima Divisione alla A, è stato il  giornalista di Tempo Enrico Gualtieri, profondo conoscitore della storia della società sportiva. Suo il racconto breve ma appassionante e appasionato di una squadra che dall’Eccellenza ha raggiunto la A, perfettamente inserita in una città che ha profonde radici nei campi da calcio. “L’esperienza del Carpi – ha quindi concluso – ci insegna che il calcio può non essere soltanto dei ricchi”.
I protagonisti. Il primo a prendere la parola in aula magna è stato Stefano Bonacini, amministratore delegato della società, “orgoglioso di ricevere il Sigillo” e che ha chiarito lo spirito con il quale tutto lo staff si appresta alla nuova serie: “Ci affacciamo – ha detto – ad una nuova categoria, ma rimanendo coi piedi per terra sono sicuro che possiamo farcela”. Claudio Caliumi, presidente del Carpi, è tornato sulla ricetta del successo: “Il nostro calcio – ha spiegato – è fatto di lavoro settimanale”. Una formula che ha trovato conferma nelle parole del direttore sportivo, Cristiano Giuntoli: “La nostra sfida contro la storia è iniziata già da tempo, per proseguire così dovremo essere convinti di ciò che faremo. La nostra caratteristica – ha continuato – sarà sempre la volontà di osare”. Presente anche mister Fabrizio Castori: “Io – ha detto – sono soltanto uno dei tanti che hanno contribuito al successo. Ho avuto al mio fianco uno staff di altissimo livello e un gruppo di ragazzi umili. Non eravamo certo i più bravi, ma siamo stati i più forti”. Infine il capitano, il centrocampista Filippo Porcari, ha portato quello che è lo spirito dello spogliatoio: “Un gruppo sano e allentamenti intensi hanno fatto sì che il mister potesse trarre il meglio di noi in campo”.
Il ritorno a Urbino. Ai giornalisti l’anteprima l’ha concessa il direttore Giuntoli, illustrando il programma per la preparazione del prossimo campionato, a fine luglio. “Dopo un ritiro in Trentino sarà nostro dovere omaggiare la città di Urbino fermandoci per una settimana”. Proprio dalla città di Raffaello è iniziata la stagione 2014-15 che ha portato ad un traguardo al di sopra di ogni aspettativa.
Il fuoriprogramma: la maglia numero “Uno” al Rettore. A margine della cerimonia, oltre alla calciatrice Raffaella Minieri, difensore del Bayern Monaco che ha portato il suo saluto, capitan Porcari – presente insieme ai compagni Mbakogu, Inglese e Lasagna – ha voluto omaggiare il Rettore con una sorpresa: la consegna della maglietta dei biancorossi con il numero “Uno” e il cognome “Stocchi”.

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