“L’immigrazione non si fermerà e servirà dare gambe a questa iniziativa”

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L’apprendimento della lingua italiana può essere facoltativo per una persona che sceglie il nostro Paese? Dopo dieci anni di permanenza a Carpi è possibile non saper parlare italiano? Si può affidare all’intraprendenza del singolo una scelta che pregiudica l’integrazione? Sono queste alcune delle riflessioni che emergono nel corso dell’incontro con i volontari di EroStraniero. Perché attraverso la lingua passano la relazione, il confronto, la cultura, le informazioni, i rapporti coi figli, la possibilità di districarsi in autonomia e di vivere la sfera pubblica in modo indipendente. Troppo spesso accade ancora che gli stranieri, soprattutto le donne, dopo anni di permanenza in città non siano in grado di parlare l’italiano. Per questo motivo devono essere accompagnate da un’altra persona, di solito un uomo della famiglia, per poter sbrigare le pratiche burocratiche, per fare la spesa, per recarsi in Consultorio. “Il fatto di impegnarsi per imparare la lingua italiana è, tra l’altro, una testimonianza di impegno a cui i figli potrebbero guardare in modo positivo” sottolinea Zoe Corradi che individua un altro aspetto su cui è importante che la città rifletta. “Oggi EroStraniero coinvolge centocinquanta stranieri circa all’anno e una cinquantina di docenti volontari che fanno lezione in modo completamente gratuito. L’immigrazione non si fermerà nel prossimo futuro, portando con sé contraccolpi sociali, culturali ed economici: per questo motivo l’attività di EroStraniero sarà sempre più importante e la città oggi, con lungimiranza, deve dare gambe a questa iniziativa. Attualmente ci reggiamo in piedi grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ma bisogna crederci di più e garantire un futuro al progetto sostenendone la struttura pur con docenti volontari”. Sinora c’è stato un turn over delle forze a disposizione ma se ci fosse qualche cittadino disponibile a fare lezione per insegnare l’italiano a EroStraniero sarà accolto a braccia aperte.

Sara Gelli