Pedalando verso Parigi e oltre…

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Un’altra avventura in sella alla fida Giant si è conclusa per il carpigiano Michele Bonicelli. Un’estate, la sua, a dir poco illuminante, che sigla, sorride Michele, “il definitivo passaggio dalla passione per le randonnèe a quella cicloturistica”, anche se, si affretta ad aggiungere, “mai dire mai”. Armato di borse, bagagli e creativo (affettuoso nomignolo con cui ha ribattezzato il navigatore, “capace di farmi scoprire strade dimenticate dall’umanità in generale e dai ciclisti in particolare”), Michele ha pedalato per due settimane alla volta di Parigi, per poi cimentarsi nella storica Paris-Brest-Paris,
ovvero il più antico brevetto ciclistico al mondo, basti pensare che la prima edizione risale al lontano 1891. Da Carpi a Cremona e poi via sino a Pavia col suo bellissimo ponte di legno sul Ticino dove la tentazione di fare un bagno, considerate le temperature canicolari, è forte ma, “mi ero ripromesso che in questo tour non ci sarebbero stati bagni fluviali, lacustri o marini e non ho ceduto”. E dopo una tappa ristoratrice a Lomello, tra verdi e ameni campi di riso, ospite di Ausilia, ad aspettare Michele sono gli oltre 200 chilometri che lo separano dal Moncenisio. E’ Susa a riservare la prima e non proprio gradita sorpresa: un acquazzone che lo accompagnerà sino alla sommità del Còl Cenis. “Malgrado l’escursione termica di almeno 30°, sul colle non ho potuto non immortalare le tre istallazioni che rappresentano simbolicamente la storia del passo e fors’anche dell’umanità. Si vede prima il passaggio degli elefanti di Annibale, poi quello dei cavalieri del Medioevo e, infine, quello dei ciclisti moderni. In un sol colpo ho dimenticato le imprecazioni rivolte ai tornanti e alla pioggia e mi sono sentito fiero di appartenere alla Storia”. Dopo una fredda e umida discesa tra le pinete fino a Lansleburg e il sonno ristoratore a casa di un’accogliente famiglia, Michele attraversa Chembery e la pianura dell’Ain, per giungere a Bourg en Bresse a circa 500 chilometri da Parigi. Complice una serata ospite di Laetitia, studiosa di esperanto, o la consapevolezza che “la parte più dura del viaggio attraverso le Alpi fosse terminata, sono arrivato all’illuminazione dell’11 agosto: dall’anno prossimo mi sarei dato solo al cicloturismo”. Altro che San Paolo sulla via di Damasco… E dopo aver brindato alla nuova consapevolezza acquisita con un calice di champagne a Chatillon sur Seine, è tempo di proseguire verso Fontanebleau, alle porte di Parigi. “Ho percorso la distanza tra Carpi e Parigi, 1.100 chilometri, in sei giorni, ammirando posti bellissimi e conoscendo persone interessanti. Ora mi aspettava la randonnèe Paris-Brest-Paris. L’ultima alla quale avrei partecipato…”. Insieme a ben 6.000 ciclisti provenienti da 65 nazioni e 13 modenesi, col numero A046, il 16 agosto, l’impresa di Michele ha avuto inizio: tra ciclisti che zigzagano pericolosamente, compagni di ventura senza luci o giubbotti rifrangenti e, per un vegetariano, decisamente troppa carne nei bag-drop… arriva al primo controllo di Villaines dopo 220 chilometri in poco più di 7 ore ai 30 km/h di media. “Dopo una notte insonne e le ginocchia doloranti ho attraversato pittoreschi paesini della Bretagna. Ogni tanto lungo il percorso ci sono famigliole che vendono o regalano acqua, succhi, caffè e paste: una panacea. Inoltre nei vari borghi le persone applaudono e incitano col classico allez, allez oppure bon courage e soprattutto nei momenti di crisi sono veramente utili. A Carhaix incrocio l’uomo solo al comando della randonnèe: una specie di mastino tedesco che risponde al nome di Bjorn Lenhard che terminerà il brevetto a Parigi stabilendo il nuovo record di 42 ore e 26 minuti. Un altro mondo”. Dopo aver pedalato incessantemente per oltre 26 ore, all’orizzonte si staglia il famoso ponte di Brest. “Ero in anticipo sulle mie previsioni e tutto stava andando bene ma l’esperienza mi ha insegnato a non rilassarsi con prematuri entusiasmi: per tornare a Parigi mancavano altri 600 chilometri, nettamente più duri dei precedenti”. Con un po’ di riposo e qualche aspirina per cercare di arginare l’infiammazione alle ginocchia, ecco sfilare Villaines (“coi suoi abitanti bragheri”) e poi Mortagne che sigla “il mio tuffo nell’ultima notte del brevetto e anche della mia carriera randagia” e dove Michele, per la prima volta trova nei ristori della verdura cruda: 2 euro e 60 per un pomodoro affettato. “Pressoché un furto”. Conscio di essere sotto le 70 ore che si era prefissato per portare a termine la randonnèe ed essersi quindi concesso il meritato “sonno dei giusti”, Michele si rimette in bicicletta alla volta di Parigi, tra bellissime foreste. “Ho finito la Parigi Brest-Parigi in poco più di 65 ore, senza incidenti, forature o pioggia. Non posso davvero lamentarmi”, sorride Bonicelli. A conseguire il brevetto anche altri due carpigiani: William Salvioli e Raffaele Bertolucci.  
Nel cuore rimane, sepolta in un angolo, la Trans Russia, la più lunga randonnèe del mondo. Un sogno lungo 10.400 chilometri e quaranta giorni per andare da Vladivostok a Odessa. Tour naturalmente cancellato dopo l’illuminazione dell’11 agosto. Each man kills the thing he loves (Ogni uomo uccide ciò che ama). Staremo a vedere.
Jessica Bianchi