Al Sacro Cuore si studia da bilingue

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Ogni inizio porta con sé nuove prospettive. E l’avvio di quest’anno scolastico all’Istituto Sacro Cuore in via Curta Santa Chiara è all’insegna del bilinguismo, con l’introduzione del CLIL (Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto) nelle classi prime della scuola primaria dove sono previste tre ore settimanali di insegnamento bilingue, oltre a quelle di inglese tradizionali.
Le materie affrontate con un insegnante madrelingua inglese sono Scienze, Geografia e Religione. Abbiamo chiesto al dirigente Claudio Cavazzuti di spiegarci nel dettaglio il progetto.
Professor Cavazzuti, quali ragioni vi hanno spinto a introdurre per la prima volta a Carpi delle ore di madrelingua inglese nel programma della scuola primaria, e come è stata accolta la novità da genitori, docenti e bambini?
“L’esperienza del bilinguismo è una realtà che abbiamo conosciuto in occasione del corso di formazione, in cui erano presenti scuole di tutto il territorio nazionale. Questa novità nella didattica ci è parsa in sintonia e in continuità con la tradizione della nostra scuola che ha sempre ritenuto di importanza vitale l’insegnamento delle lingue straniere.  L’inglese in particolare è insegnato sin dalla Scuola d’Infanzia da docenti laureati e abilitati. I bambini arrivano quindi alla primaria già interessati e disponibili a un apprendimento sempre più approfondito, e il fatto di avvicinarsi a determinate materie in una lingua straniera, da quel che rilevo anche in questo primo mese di scuola, è risultato assolutamente naturale.  Tutti i docenti hanno accettato con entusiasmo questa bella sfida impegnandosi anche in un corso di formazione tenuto dalla professoressa Marina Bondi dell’Università di Modena, che ha già seguito esperienze di bilinguismo in altre realtà scolastiche, soprattutto in Lombardia.  I genitori hanno accolto la novità molto positivamente e alcuni di loro hanno rivelato di aver iscritto i loro figli nella nostra scuola perchè convinti del progetto. Talvolta poi capita che i figli li correggano nella pronuncia o li sorprendano con espressioni in lingua inglese che non ci aspetteremmo da bambini di 6 anni”.
Quali vantaggi offre il bilinguismo per i più piccoli?
“L’insegnamento bilingue precoce che prevede una parte del curricolo in lingua inglese offre ai bambini, come ci confermano numerosi studi, vantaggi evidenti in termini di sviluppo linguistico, interculturale, sociale, cognitivo e personale”.
Per il normale sviluppo linguistico, esistono delle differenze tra i bimbi bilingue e i bimbi monolingue?
“Il bilinguismo ha effetti positivi linguistici e non solo.  A livello linguistico, conoscere più di una lingua permette al bambino di avere maggiore consapevolezza sulla struttura e il funzionamento delle lingue, avvantaggiandolo quindi rispetto ai coetanei monolingue nell’analisi metalinguistica e nell’apprendimento di altre lingue. Questo è un aspetto interessantissimo anche per me, che, dopotutto, sono pur sempre un insegnante di Italiano”.
Attualmente sono solo tre le ore settimanali con insegnante madrelingua e riguardano le materie di Scienze, Geografia e Religione. Per il prossimo anno pensate di aumentare il numero di ore e di estenderlo anche ad altre materie?
“L’idea è quella di mantenere le 3 ore settimanali anche per le altre classi coinvolte, che però vedranno aumentare le ore di insegnamento della lingua inglese.  A partire dalla classe terza, i bambini faranno sei ore in inglese: circa un quinto del monte ore totale. In ogni caso, questo progetto, per dirla in inglese, è ancora un work in progress”.
E per quanto riguarda la scuola secondaria?
“Nella scuola secondaria già si insegnano vari argomenti, scelti dai docenti, in lingua inglese. L’intenzione è di intensificare ulteriormente questa prassi didattica. Comunque già ora i nostri studenti che lo desiderano sono preparati per ottenere una certificazione per la lingua inglese in terza media”.
Dal punto di vista degli istituti paritari, come giudica la riforma La Buona Scuola del Governo Renzi?
“La riforma ha riguardato direttamente gli istituti paritari per quanto riguarda la loro valutazione, che giustamente sarà analoga a quella delle scuole statali, e per quello che concerne la possibilità di detrazioni delle rette alle famiglie, per un massimo di 400 euro annuali. In sostanza, si tratta di risparmi per le famiglie intorno ai 70 euro. Decisamente troppo poco se effettivamente si vuole concretizzare una parità effettiva, come prevista dalla Legge Berlinguer del 2000.  La riforma del Governo Renzi, poi, ha colpito indirettamente le scuole paritarie perchè tanti insegnanti sono entrati di ruolo nelle scuole statali, mentre a noi è toccato fare scouting per trovare insegnanti all’altezza.  Infine, alcuni provvedimenti che sono previsti dalla Buona Scuola, come l’insegnamento della lingua inglese, di musica o di motoria alla Primaria, da parte di insegnanti laureati, sono una realtà consolidata da parecchi anni all’Istituto Sacro Cuore, sin dall’infanzia”.
Chiara Sorrentino

 

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