La psichiatria di Carpi e il ballo di San Vito

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Mercoledì 27 gennaio un uomo è salito sul balcone del suo appartamento in via Manicardi e, armato di una scaccia cani, ha iniziato a sparare all’impazzata. Fermato dalle Forze dell’ordine, l’uomo, un 54enne carpigiano, è stato prontamente ricoverato al Centro di Diagnosi e Cura di Carpi (Spdc) a causa dei suoi disturbi mentali. La crisi economica prima e il terremoto poi hanno reso gli uomini e le donne di questa terra sempre più fragili. Indeboliti. Disarmati di fronte allo stress quotidiano e alla crescente mancanza di relazioni sociale significative. A moltiplicarsi sono le depressioni, quelle che gli esperti chiamiamo disturbi dell’adattamento con umore depresso o ansioso. Così come i disturbi ansiosi, soprattutto attacchi di panico e un senso generalizzato di ansia. E se in città i suicidi calano, ad aumentare sensibilmente sono i Trattamenti sanitari obbligatori e tentativi suicidari per i quali i medici del Centro di salute mentale sono sempre più spesso chiamati a fare consulenze in regime di urgenza presso il Pronto Soccorso, spia di una allarmante, grave e generalizzata situazione di malessere collettiva.
Viviamo tempi complessi. Difficili da elaborare. Nuove fragilità si affacciano, chiedendo risposte. Ascolto e assistenza. A fronte di una sanità sempre più a corto di risorse, l’integrazione che da anni contraddistingue Carpi, tra istituzioni sanitarie e territorio, rischia ora di saltare.
E’ infatti sempre più chiara la posizione dell’Azienda sanitaria di Modena: economizzare creando macro strutture, le quali, a livello gestionale, forse potranno pure produrre dei risparmi ma, in termini operativi, di certo perdono in efficacia, inficiando la filiera dell’assistenza e della cura.  Da tempo in città si discute circa il futuro del servizio di Diagnosi e Cura e della realizzazione di una Residenza psichiatrica a trattamento intensivo (Rti), struttura cuscinetto tra il ricovero in acuto e l’assistenza ambulatoriale e territoriale. Dopo l’ennesima fumata nera dell’Ausl, ovvero la bocciatura della coesistenza dei due servizi nella palazzina in Piazzale Donatori di Sangue, 3, la saga rischia di diventare pressoché infinita. Troppe le incognite in gioco e le richieste inevase. Il niet alla coabitazione dei due servizi parrebbe essere strettamente legato a un problema di personale: i due servizi necessiterebbero infatti di due staff (medici, infermieri e Oss) separati e diversificati. Considerata però l’annosa carenza d'organico del Centro Salute Mentale di Carpi dove due medici non sono stati rimpiazzati (se in tempi normali la media di assistiti per ogni medico si attestava tra i 250/300 soggetti, oggi si superano, in alcuni casi, i 400 utenti con un conseguente e preoccupante aumento dei tempi di attesa), diventa difficile credere che l’azienda abbia intenzione di investire risorse in nuovo personale… esigenza che peraltro si riproporrebbe anche qualora l’Spdc trovasse spazio (dove?) dentro all’ospedale. L’Azienda propone infatti un eventuale – quanto improbabile – trasferimento dei malati in crisi acuta (oggi ospitati nei 9 posti letto del Diagnosi e cura) all’interno del Ramazzini durante i lavori di ristrutturazione della palazzina nella quale dovrebbe invece vedere, forse, la luce la residenza (grazie a uno stanziamento regionale di 1 milione di euro). Interrogata su dove si intendano sistemare tali posti letto a fronte dell’insanabile mancanza di spazio del nostro ospedale, l’azienda tace. Impossibile non ricordare poi, come tutte le richieste avanzate dall’Ausl siano sempre state accordate dal Comune di Carpi: dal reperimento di una struttura di proprietà comunale (ndr locali attigui alla stazione delle autocorriere) dove collocare la Casa della salute ad ampi spazi di pregio dove inserire la Medicina dello Sport (ndr nuova piscina). Una disponibilità, quella dei nostri amministratori, certamente non ripagata…
L’idea di unificare sotto una comune regia, l’Spdc di Carpi e quello di Baggiovara, con l’arrivo al Ramazzini della dottoressa Vanna Greco, già dirigente del Diagnosi e Cura di Baggiovara, va forse nella direzione di chiudere il nostro? Il dubbio da lecito si fa sempre più fondato, anche alla luce  della risposta che l’azienda sanitaria ha dato all’interrogazione comunale del Movimento 5 stelle di Carpi, relativa al futuro della psichiatra nel nostro territorio, ieri sera, in sede di civico consesso. A fronte “dell’aumento della domanda di assistenza che ha interessato in particolare l’Area Nord (…) deriva l’opportunità di implementare la risposta assistenziale dei Centri di Salute Mentale e i percorsi socio – sanitari, attraverso la razionalizzazione  – si legge nella nota del direttore generale dell’Ausl di Modena, Massimo Annicchiarico – della distribuzione dei servizi, anche prevedendo una possibile centralizzazione delle attività caratterizzate da una maggiore intensità assistenziale e da una minore numerosità di fabbisogno, quali sono gli interventi di residenziali ospedaliera”. Ergo Carpi deve prepararsi al peggio, ovvero il conferimento del Diagnosi e Cura cittadino a Baggiovara. Che il ballo di San Vito continui…
Jessica Bianchi