Un tempo occorreva aspettare che il proprio figlio tornasse da scuola per farsi raccontare come’era andata la giornata, e se non aveva scritto i compiti esatti sul diario il giorno dopo andava a scuola impreparato rischiando un brutto voto. Oggi mamma e papà sanno tutto in tempo reale direttamente online, e ci pensano loro a ricordare ai propri figli le pagine da studiare.
Infatti, negli ultimi anni i genitori di bambini e ragazzi, dalle primarie alle superiori, hanno a disposizione diversi strumenti per monitorare costantemente l’andamento scolastico dei propri figli: dai registri elettronici dove è possibile verificare voti, assenze ed eventuali note disciplinari quasi in tempo reale, alle applicazioni di messaggistica istantanea per smartphone come Whatsapp in cui scambiarsi informazioni su tutto ciò che riguarda esercizi da fare, gite e altre attività scolastiche, garantendo una rete di protezione in caso non siano stati attenti in classe.
Abbiamo chiesto al professor Claudio Cavazzuti, preside dell’Istituto Sacro Cuore, cosa ne pensa.
Professor Cavazzuti, questa supervisione costante da parte dei genitori rappresenta un rischio per lo sviluppo dell’autonomia e del senso di responsabilità dei ragazzi?
“Il rischio di deresponsabilizzare gli studenti probabilmente c’è. Molti ragazzi non prestano attenzione in classe, magari dedicandosi ad attività “collaterali”, proprio perché sanno di essere comunque garantiti per il lavoro a casa”.
Da preside, insegnante e genitore, fa parte di un gruppo Whatsapp di classe? Consiglierebbe di entrare a farne parte? Quali sono i pro e i contro?
“Come insegnante e dirigente utilizzo Whatsapp perché garantisce una comunicazione veloce e simultanea a gruppi di persone. Insieme a questa forma di comunicazione ufficiosa permane comunque la comunicazione ufficiale dell’Istituto, fatta di circolari, convocazioni e verbali, a cui ci vincola anche la certificazione di qualità rilasciata alla scuola, al fine di essere certi che i destinatari prendano visione del messaggio. Come genitore, appartengo al gruppo classe di mia figlia. Se usato correttamente, questo strumento può essere utile per risolvere problemi organizzativi e fornire rapide informazioni. E’ senza dubbio un mezzo valido per un genitore rappresentante di classe. Il rischio è che se ne abusi con messaggi non pertinenti che alla lunga stancano e distolgono l’attenzione dai contenuti rilevanti, oppure con informazioni che deformano la realtà. Mi è capitato spesso di leggere in chat notizie decisamente sovradimensionate”.
A partire dal 2013 con la legge n° 135/2012 è previsto l’obbligo per gli istituti scolastici di dotarsi di un registro elettronico in cui annotare tutte le comunicazioni relative agli studenti in modo da consentire ai genitori di accedervi in qualsiasi momento, ed apprendere, per ipotesi, un voto insufficiente del figlio prima ancora che quest’ultimo glielo abbia comunicato. In questo modo non si corre il pericolo di compromettere il dialogo fra genitori e figli?
“Dipende dall’uso che si fa del registro elettronico. Alcuni registri permettono di prendere visione delle valutazioni solo dopo un determinato periodo. E’ la scuola che può decidere autonomamente quali informazioni condividere. Nel nostro Istituto, ad esempio, la scuola Primaria ha scelto di non informare circa le singole valutazioni, che peraltro i genitori conoscono consultando il diario cartaceo e i quaderni, proprio perché il voto non può essere considerato in maniera assoluta, senza riferimenti alle attività svolte in classe. In generale, credo si possa affermare che il dialogo tra genitori e figli non risulti inficiato dalle nuove tecnologie”.
E per quanto riguarda il rapporto genitori-docenti filtrato dal registro elettronico cosa ha riscontrato nella sua esperienza? C’è un maggior dialogo o al contrario un calo dell’affluenza ai colloqui perché “tanto è già tutto online”?
“Questa tentazione potrebbe esserci sia dal punto di vista dei docenti che dei genitori. Per ora, secondo la mia esperienza, non mi pare di dover riscontrare un calo dell’affluenza ai colloqui. A essere in crisi è invece l’idea di una partecipazione attiva all’interno della scuola, magari per tematiche generali, che non riguardino il singolo studente”.
Come è possibile per i genitori gestire questi mezzi informatici in modo da fare un passo indietro rispetto alla vita e al naturale processo di crescita dei propri figli?
“Credo sia importante avere un’idea dell’educazione non meramente “contabile”, ma come di un processo lungo e misterioso, profondamente umano, legato fondamentalmente alle relazioni umane e alle esperienze vissute, che siano positive o negative. Nella pratica magari non chiedere conferma di compiti ed interrogazioni potrebbe comportare qualche figuraccia o brutto voto per il proprio figlio, a vantaggio però della sua crescita personale. Non ci potrà essere per sempre il paracadute di mamma e papà a proteggerli, per cui il miglior insegnamento che possiamo dare ai nostri figli è quello di affrontare le cadute e rialzarsi da soli. Ci siamo passati tutti ed è così che siamo diventati grandi”.
Chiara Sorrentino