Lo screening per prevenire i tumori del collo dell’utero può salvare la vita delle donne. Una diagnosi precoce e un intervento tempestivo, infatti, possono fare la differenza tra la vita e la morte. Oggi, il programma di screening del collo dell’utero, è cambiato: nella nostra Regione l’Hpv test diventa il test primario per le donne tra i 30 e i 64 anni, mentre il Pap-test lo rimane soltanto per le giovani tra i 25 e i 29 anni. Quali i vantaggi della nuova metodica? A rispondere è la dottoressa Maria Dirce Vezzani, referente aziendale per lo Screening del Cervicocarcinoma.
Cos’è l’Hpv test?
“Il test HPV è un esame di esecuzione simile al Pap test: il prelievo è semplice, non doloroso e dura pochi minuti. Il materiale prelevato viene esaminato in laboratorio per la ricerca del papilloma virus umano (HPV). Questo virus dà un’infezione che in genere si risolve da sola, ma in una minoranza di casi provoca lesioni a livello del collo dell’utero. Mentre la maggior parte di queste lesioni guarisce spontaneamente, alcune progrediscono lentamente verso forme tumorali. La trasformazione avviene nel corso di molti anni. Solo pochissime donne con infezione sviluppano il tumore del collo dell’utero”.
Quali sono le ragioni che hanno portato a cambiare la metodologia di screening?
“L’HPV-test diventa il test di screening principale per le donne tra 30 e 64 anni poiché, come ha dimostrato la ricerca scientifica, è in grado di rilevare un numero maggiore di lesioni rispetto al Pap test. L’infezione da HPV è molto frequente, soprattutto nelle fasce d’età più giovanili: circa il 50% dei casi regredisce spontaneamente nel corso di un anno e circa l’80% in due anni. Con l’infezione, a scomparire è anche il rischio. Al contrario, se l’infezione persiste oltre i 29 anni, è dimostrato che può provocare lesioni precancerose al collo dell’utero”.
Perché non viene esteso a partire dai 25 anni?
“L’applicazione dello screening con HPV test nelle donne al di sotto dei 30 anni, farebbe rilevare – e quindi trattare – lesioni che regredirebbero spontaneamente nell’80% dei casi. Per questa ragione, tra i 25 e 29 anni di età, il pap test rimane il test principale e il più efficace”.
Il passaggio dal Pap-test al test Hpv sarà graduale? Quando inizierà?
“L’organizzazione del passaggio al nuovo test su tutta la Provincia di Modena è complessa e prevediamo di completarla entro il 31 dicembre 2017. Il passaggio è iniziato a partire dalla fine dello scorso anno, ora lo stiamo estendendo alle donne dai 45 ai 64 anni”.
Quanto è diffuso il papilloma virus nel nostro territorio e come si contrae?
“L’infezione da Papilloma virus umano è molto diffusa nelle persone sessualmente attive, si calcola che circa l’80% della popolazione sessualmente attiva la contragga almeno una volta nel corso della vita. L’infezione si contrae attraverso i rapporti sessuali, anche non completi. In alcuni casi può essere trasmessa da una persona all’altra molti anni dopo che una delle due l’ha contratta e, quindi, può non avere nulla a che fare col partner del momento”.
Quanto è importante la prevenzione per la salute delle donne?
“Sappiamo ormai da tempo che il tumore del collo dell’utero non è riconoscibile con una normale visita ginecologica e si sviluppa molto lentamente, diventa pericoloso se non viene individuato e curato precocemente. Gli esperti di tutto il mondo consigliano di prevenire tale tipo di tumore sottoponendosi all’esame specifico a seconda della fascia di età: tra i 25 e i 29 anni il pap test da ripetere ogni tre anni, tra i 30 e i 64 l’HPV test da ripetere regolarmente ogni cinque anni, se negativi. Fare i test di screening a intervalli ravvicinati rispetto a quelli consigliati non aumenta l’efficacia e comporta il rischio di esami e approfondimenti inutili. Il programma di Screening della Regione Emilia Romagna dal 1997 ha permesso di identificare e curare 14.315 donne con lesioni precancerose, prevenendo così la formazione di tumori invasivi e di curare precocemente 793 donne con tumore”.
Jessica Bianchi