Perché il numero di ragazze iscritte a facoltà universitarie scientifiche è così basso? Analizzando i dati inerenti al divario registrato fra occupazione femminile e maschile diverse ricerche sono giunte a coniare il ben poco augurante slogan Donne e tecnologie: divorzio all’italiana, sottolineando come gli stereotipi di genere influenzino pesantemente la scelta delle facoltà. L’innovativo progetto Girls Code It Better, ideato e sostenuto dall’agenzia per il lavoro Maw, al quale la Scuola secondaria Focherini di Carpi ha entusiasticamente aderito, è nato proprio per scardinare tali pregiudizi. “I bassi di livelli di occupazione femminile nel nostro Paese – spiega la docente di Scienze Matematiche nonché referente del progetto, Elena Menozzi – potrebbero essere determinati dalle scelta della propria formazione scolastica, spesso inficiata da pregiudizi di genere. Molte delle ragazze, infatti, escludono a priori studi di carattere tecnico-scientifico e il gap che sviluppano rispetto all’innovazione tecnologica le penalizza fortemente in ambito lavorativo. Secondo Maw il target al quale rivolgersi per invertire tale tendenza è quello delle giovani frequentanti le classi delle scuole medie inferiori: l’agenzia ha così pensato di attivare dei progetti per avvicinare le ragazze alla tecnologia e al coding. L’idea? Immaginare un percorso partendo dalla sua ideazione, passando attraverso la progettazione prima e la realizzazione poi”. La coach-docente Menozzi, unitamente al maker Davide Gariselli, ingegnere elettronico e collaboratore in diversi Fablab, ha optato per un progetto capace di coniugare moda e tecnologia. Focherini school’s Girls Code It Better ha coinvolto una ventina di ragazze, sei delle quali provenienti dalla scuola secondaria San Tomaso d’Aquino di Correggio. “Nell’arco di 45 ore – prosegue l’insegnante – le alunne hanno imparato a conoscere e a utilizzare numerosi software, hanno acquisito preziose competenze e hanno adottato un diverso modo di ragionare. Fondamentale è stato il lavoro in team, il confronto costante e la capacità di fare squadra”. L’obiettivo? Incoraggiare le giovanissime a prendere in considerazione percorsi di studio e di carriera scientifici-tecnologici, potenziando la propria formazione con competenze oggi imprescindibili. Nello specifico, tra le mura dell’istituto carpigiano, è stata omaggiata la nostra terra, vera e propria culla della moda. “Le ragazze, divise in gruppi, – spiega la professoressa – hanno iniziato a discutere insieme su come unire in un prodotto, fashion e led. Numerose le proposte avanzate: dalla realizzazione di una cover del cellulare al cappuccio di una felpa orlato di led per segnalare la presenza di ciclisti o jogger nelle ore notturne. L’idea che però ha conquistato tutte è stata quella della Led iBag: una borsa a cui è stata applicata una striscia led (programmata col sistema Arduino) che si accende al passaggio della zip”. Le studentesse si sono dapprima dedicate allo studio di fattibilità, poi si sono cimentate nell’utilizzo del software necessario per la programmazione dei led (colori, accensione e spegnimento) e la stampa 3D e, infine, hanno realizzato gli spot per pubblicizzare il manufatto. “Delle vere e proprie imprenditrici”, sorride la professoressa. Speriamo che questa esperienza sia di buon auspicio per il futuro di queste giovani donne.
Jessica Bianchi