Carpi com’era: la collezione Cavaletti

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Giocavamo agli indiani e ai cowboy sopra Barriera Fanti che allora veniva chiamata Porta Petneina perché il cancello aveva lunghe aste che sembravano i denti di un pettine e perché chi passava sotto il varco di notte rischiava di essere pettinato, cioè malmenato” racconta Romano Cavaletti, carpigiano, classe 1940, “quando la statua di Fanti a cavallo non era più in Piazza Martiri, perché trasferita già nel novembre del ’39, nonostante alcuni miei coetanei si ostinino a dire di averla vista in piazza”. E ancora, ricorda di quando la Zambela, tabaccaia di via Carducci, “per smarrire qualcuno usava dire: va mo’ fer al gir ed la mura”, perché un tempo c’erano le mura a Carpi. Sorride e mostra la sua meravigliosa raccolta di cartoline e foto d’epoca della nostra città, immagini che risalgono alla fine dell’Ottocento fino agli Anni ’70 del Novecento: 1.800 cartoline e almeno 3mila fotografie che ritraggono angoli di Carpi mai visti o irriconoscibili a distanza di più di cent’anni.  “Fin da ragazzo ho collezionato cartoline e fotografie ma non avevo i soldi per la macchina fotografica che ho acquistato poi negli anni successivi”: una passione che ha un’origine sentimentale, “non hanno un valore che si può quantificare in cifre” spiega Cavaletti che nel corso degli anni è stato aiutato dagli amici e da altri collezionisti, tra cui Felice Marzi, Walter Lombardi, Vinicio Vandelli, coi quali condivideva il medesimo desiderio di recuperare immagini della Carpi di un tempo. Non solo. Romano Cavaletti colleziona anche foto d’epoca di donne per documentare le mode, etichette di vini e, infine, bustine di zucchero rigorosamente di Carpi. Custodisce il suo ‘prezioso’ patrimonio in casa dove un’intera stanza è stata organizzata con scaffalature, all’interno delle quali sono collocati i cataloghi.  “In tutti questi anni ho frequentato mercatini un po’ ovunque e, quando riconosco Carpi tra le cartoline e le fotografie in vendita, non esito ad acquistarle. Non spendo cifre esagerate, al massimo qualche decina di euro. Una volta mi hanno chiesto trecentomila lire per una foto della stazione dei treni dei primi del ‘900: mi manca ancora!”. Originario di Migliarina, (“prima di rientrare in bici da Carpi mi fermavo a scaldare le mani da Streghino Ferrari che vendeva le bombole”), Cavaletti ha fatto tanti mestieri prima di arrivare alla Lugli Carrelli Elevatori dove è rimasto fino alla pensione. A lui si rivolgono oggi coloro che si impegnano per ricostruire epoche passate della storia di Carpi perché il suo patrimonio di fotografie e cartoline è pressoché unico e Romano lo condivide con grande generosità anche sul suo profilo Facebook pubblicando regolarmente post con immagini incantevoli. Roba da chiedergli subito l’amicizia!

Sara Gelli

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