E se l’Italia fosse orizzontale?

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“Forse tutta l’Italia sta diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…” scriveva Leonardo Sciascia nel suo capolavoro letterario Il giorno della civetta. Una linea della palma che non sale più da Sud a Nord, ma diventa la “linea del pioppo” e comincia a calare dal settentrione fin giù, verso il meridione. Ed è proprio un’Italia spaccata – e rovesciata rispetto all’immaginario collettivo – la protagonista del libro Italia.zip scritto a quattro mani dal magistrato palermitano Mario Conte e dal giornalista carpigiano Pierluigi Senatore.
In un’Italia in realtà molto più orizzontale di quanto si possa pensare, i due autori mettono a confronto da un lato il risveglio di un Sud che, seppur faticosamente, inizia a costruire gli anticorpi contro il cancro che da decenni lo divora e un Nord debole, impreparato ad affrontare le conseguenze di una malattia – la presenza sempre più radicata delle mafie – che per debolezza e convenienza non ha potuto – o voluto – contrastare.  A scoperchiare il vaso di Pandora della presenza pervasiva della criminalità organizzata in Emilia e in particolare della ‘ndrangheta è stata certamente l’inchiesta del 2015 Aemilia: “Duecentotrentanove indagati e centoquarantasette rinviati a giudizio. Una lista trasversale che comprende imprenditori, commercialisti, politici, membri delle forze dell’ordine e giornalisti. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e reimpiego di capitali”. L’inchiesta è giunta come uno schiaffo in pieno volto. Un brusco risveglio per tutti noi, abituati a pensare che, qui, la mafia non sarebbe mai arrivata. Che qui, in questa terra di brava e operosa gente, c’erano gli anticorpi necessari  per combattere questo male insidioso. “In realtà gli anticorpi o erano difettosi oppure non li abbiamo mai avuti. Al nord la mafia è arrivata senza sparare, se non in alcuni rari casi, bussando alla porta del mondo economico che in molti casi gli ha aperto senza storcere il naso. Molti imprenditori del nord, pur accettando il denaro d’incerta provenienza, erano convinti di potersi sbarazzare quando volevano di questi scomodi finanziatori; erano convinti d’essere ancora loro i proprietari delle aziende e delle società che avevano creato nel tempo e invece non si rendevano conto di aver immesso nel loro tessuto un virus non più contrastabile”.  In fondo, come scrive il giornalista Attilio Bolzoni nella postfazione del testo, “ogni latitudine ha le sue pene… Io provo paura quando vedo ancora le baracche abitate del terremoto di Messina del 1908; provo paura quando la mafia in questi ultimi anni si è travestita da antimafia; provo paura quando la retorica di qualche predicatore di legalità è piegata ai suoi deliri di onnipotenza. E’ una paura che monta, che sale verso nord. Nella Fondi e nella Sabaudia di oggi che sono per omertà come la Corleone e la Partinico di ieri, nell’Emilia e nella Lombardia di politicanti che fanno finta di niente e garantiscono che “abbiamo gli anticorpi per respingere le mafie”, provo paura quando strattonano di qua e di là Falcone e Borsellino (“una sottrazione di cadavere”, la definiva il mio amico Peppe D’Avanzo) per giustificare pensieri e atti impuri. Provo paura da quando ho capito che tutta l’Italia lentamente e improvvisamente si è sicilianizzata”
Un nemico tanto radicato quanto inquietante, quello della criminalità organizzata, che da anni, “corrompe per lavorare e s’insinua nell’economia legale…  Le mafie sono laiche e non coinvolte ideologicamente, fanno affari con chi ci sta e cercano di dialogare con chi è al potere senza distinzioni di colori e ideologie e privilegiano la politica, che rappresenta un buon chiavistello per entrare nella sala dei bottoni”. Una consapevolezza, questa, che deve favorire, con forza e urgenza, la costruzione di “una coscienza e un agire civile comune che abbia al centro il concetto di legalità e giustizia, di rispetto delle regole”. In un colloquio tra un boss più anziano e uno più giovane, riportato nel libro, il primo dice al secondo: “Tu ricordati una cosa: il mondo si divide in due, ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà”. Ecco, l’invito di Conte e Senatore è quello di “lottare tutti insieme affinché la Calabria, ma anche la Sicilia, la Campania, la Puglia… siano Italia e non viceversa”.
Italia.zip fotografa – e regala al lettore – uno spaccato inedito del nostro Paese: un racconto dell’Italia e delle sue differenze vista e vissuta da due professionisti, in tutto diversi per formazione, cultura e origini. E che diventa, fondendosi, un percorso comune di rinascita e di riscossa. Un confronto, quello tra Pierluigi Senatore e Mario Conte, “nuovo, e originale. Il risultato è accattivante, anche se lo avrei voluto più cattivo”, ammette nella postfazione il giornalista Toni Capuozzo, ma l’idea di chiedersi “come sarebbe stata l’Italia se le carte geografiche la vedessero stesa orizzontale, invece che oblunga, è di quelle che valgono da sole la lettura”.
Un test di comprensione e compressione del Paese, quello offerto da Italia.zip che, grazie a una notevole mole di dati – dalla natalità all’emigrazione, passando per la speranza di vita e il corredo genetico – e attraverso due vere e proprie pagelle parallele con tanto di voti a tutti gli aspetti della comune vita quotidiana tra Nord e Sud, si espande e si ricompone in una fotografia complessiva dell’Italia. Un’immagine in grado di fornire a chi legge gli strumenti di analisi della nostra storia più recente, aldilà e oltre gli steccati, le barriere e le differenze che ancora negli occhi e nelle coscienze marcano le distanze fra un Nord e un Sud a volte più immaginari che reali e di certo più simili di quanto si pensi. Toccante l’invito che il magistrato Antonino Di Matteo lancia nella prefazione di questo libro tutto da gustare: “nel mio Paese, nel nostro Paese, nonostante tutto, esiste e resiste una entusiasmante voglia di Verità, Giustizia e Libertà. Un amore vero, sincero, gratuito, per la nostra Patria. Quella sacrosanta disperata vitalità di voler combattere per un futuro migliore. Per quei valori di solidarietà tra italiani, e degli italiani nei confronti di ogni altro popolo, che non dobbiamo tradire. Se lo facessimo, finiremmo per rinnegare vigliaccamente il nostro passato e la nostra più autentica identità. La lettura di queste pagine ci aiuterà a non farlo”. Buona lettura.
Jessica Bianchi