Dal primo programma per computer fino allo sbarco sulla Luna. Dietro alle grandi conquiste della tecnologia e dell’informatica ci sono anche le donne. Volti e nomi spesso sconosciuti e adombrati da quelli dei loro colleghi uomini. Quanti di voi sanno che Ada Lovelace è stata la prima a scrivere algoritmi pensati per far funzionare una macchina calcolatrice (il calcolatore programmabile di Charles Gabbage), quindi di fatto ha inventato la programmazione? E che è stata una matematica, Margaret Hamilton, a scrivere i programmi che hanno portato la navicella Apollo sulla Luna? O, ancora, che Grace Murray Hopper è famosa per aver inventato il linguaggio Cobol, ancora oggi utilizzato nel settore della finanza e dell’amministrazione? E che Radia Perlman dedicò la sua vita allo sviluppo del protocollo STP, colonna portante del web, e alla divulgazione scientifica infantile? Un elenco che potrebbe continuare e giungere sino al presente.
Il gender gap tecnico-scientifico rappresenta ancora oggi un problema ma, qualcosa, fortunatamente, sta cambiando. Il problema è duplice: da una parte, stereotipi duri a morire fanno sì che bambine e ragazze siano inconsapevolmente indotte a pensare di essere meno portate dei loro coetanei maschi verso le discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche e dunque orientate a percorsi di tipo umanistico e letterario.
“La scienza e la tecnologia non sono solo roba da maschi. Occorre superare gli stereotipi di genere: le bambine sono interessate alla tecnologia, basta fargliela conoscere”, spiega la carpigiana Enrica Amplo: laureata in Ingegneria Meccatronica all’Ateneo di Modena e Reggio Emilia e con un corso di Alta Formazione su Design for kids & Toys al Politecnico di Milano, è la fondatrice dell’innovativa start up La Tata Robotica. “Per abbattere i pregiudizi occorre raccontare le storie delle tante professioniste che lavorano a contatto con la tecnologia, la scienza, l’informatica, la robotica… Spesso, poi, le ragazze si scoraggiano nel frequentare laboratori di tecnologia perché sono sempre in numero esiguo rispetto ai compagni maschi, potrebbe quindi essere utile unire le forze, fare gruppo, creando delle vere e proprie community”, sorride Enrica. Grazie alla tecnologia possiamo trovare soluzioni creative a numerosi problemi e, allo stesso tempo, rispolverare abilità che oggi rischiano di andare perdute, come la manualità ad esempio. “La robotica – prosegue Enrica – può renderci dei veri e propri maker, degli artigiani digitali. Un modo per avvicinare le giovanissime alla scienza potrebbe dunque essere quello di organizzare eventi e attività laboratoriali in luoghi inaspettati e con modalità innovative. La realtà che ci circonda non incentiva questo avvicinamento e questo crea la falsa credenza, diffusa tra le stesse ragazze, che la tecnologia non sia fatta per loro: non conoscere però comporta un’opportunità in meno”. La robotica – che coniuga meccanica, informatica ed elettronica – consente di apprendere in modo diverso. Di familiarizzare con un linguaggio, quello informatico, che è entrato a far parte della vita di tutti i giorni. “Sviluppare il pensiero logico e affrontare la vita con metodo scientifico può riservare sorprese: la tecnologia – conclude Enrica – infatti, offre spunti originali per fronteggiare eventuali ostacoli o per cercare soluzioni insolite”.
Jessica Bianchi