“Carpi è alla fine di un ciclo e, come già accaduto nel corso della sua storia, deve reinventarsi. Cominciare tutto daccapo per costruire il proprio futuro. E in fretta. Dopo il truciolo e la moda, Carpi deve ritrovare una identità precisa. Le condizioni sono complesse ma i nostri amministratori devono fare qualcosa, hanno il dovere di creare perlomeno un ambiente favorevole. Connotare questa città. Darle un’anima. Green? Smart? Culturale? Servono scelte nette per riuscire così ad attrarre nuovi investimenti, contribuendo alla nascita di idee innovative. Di fermento. Purtroppo, e lo dico con rammarico, perché amo questa città, oggi assistiamo a un generalizzato immobilismo. Manca una visione di sistema sul medio e lungo periodo. Non si aprono discussioni, né tantomeno dibattiti su quelli che sono i veri problemi e le priorità su cui agire con forza e tempestività. Al momento non penso che i candidati sindaco siano all’altezza della complessità che ci circonda. Rilevo un abisso tra la domanda e l’offerta. Temo dovremo scontare altri anni di declino”. A parlare è Werther Cigarini, sindaco di Carpi dal 1977 al 1986. Oggi, “cane sciolto”, Cigarini insiste sulla necessità di agire su tre livelli differenti: servizi, infrastrutture e progettazione.
“Innanzitutto è necessario far funzionare bene i servizi al cittadino e la macchina amministrativa. E, al contempo, occorre garantire un adeguato decoro della città: dalla manutenzione del verde a quella delle strade, alla pulizia, passando per un maggiore controllo teso a punire i comportamenti incivili. Una città bella e pulita scoraggia l’incuria individuale”. Per quanto riguarda invece le infrastrutture, secondo Cigarini “è necessario ripensare l’accesso all’autostrada, abbandonare l’idea di realizzare un parcheggio multilivello nel Piazzale delle Poste, spuntata dopo il tramonto dell’ipotesi di un interrato e concentrarsi sull’area dell’ex cantina cercando di trovare un accordo seppur parziale sul suo utilizzo”. Sul superamento del passaggio a livello di via Roosevelt, Cigarini è laconico: “ma è mai possibile che non si riesca ad avere uno straccio di progetto che stabilisca una volta per tutte quali caratteristiche tecniche debba avere un’opera capace di bypassare il passaggio a livello e i costi? Solo così si potrà uscire dal chiacchiericcio e valutare la fattibilità di un’operazione non più rimandabile”. Tra efficienza e investimenti, Cigarini piazza poi l’annosa questione dell’Ospedale: “se il sindaco continuerà a puntare sulla costruzione ex novo di un nosocomio, rischiamo di perdere altri inutili anni di discussione, d’altronde lo sappiamo tutti che non ci sono le condizioni affinché si realizzi. Il primo cittadino dovrebbe puntare i piedi, contattare l’Azienda sanitaria e farsi preparare dai tecnici un progetto di riorganizzazione logistica e dei servizi del Ramazzini. La nostra città merita un ospedale moderno e funzionante, operazione che passa inevitabilmente per un riassetto dei reparti e dei servizi offerti. Puntare su una riorganizzazione complessiva è quantomai urgente: meno specialistiche ma di qualità, senza dimenticare che è prima di tutto il Pronto Soccorso ad esigere di essere ampliato e rafforzato”. Per quanto riguarda la progettazione, Cigarini non fa sconti: “abbiamo un piano regolatore scandaloso di cui ci si dovrebbe vergognare! Dal 2000 a oggi ha consentito lo scempio del nostro territorio e gli amministratori che si sono succeduti hanno disatteso ogni promessa, cedendo a tutte le richieste di costruire che gli pervenivano. Le conseguenze sono sotto agli occhi di tutti. Per tale motivo il prossimo sindaco dovrebbe concentrarsi su un nuovo piano improntato su uno sviluppo sostenibile anche nel rispetto della nuova legge regionale e impendendo, tra le altre cose, la cementificazione dell’Oltreferrovia, salvaguardando così la possibilità di farvi nascere il Progetto del Parco Lama”. Un tema tanto caldo quanto spinoso è certamente quello del welfare: “il Piano di zona è l’ennesima occasione persa. A parte alcune azioni spot qua e là, non interpreta a sufficienza e in modo organico i nuovi bisogni della comunità. Sacche crescenti di povertà, immigrazione, innalzamento esplosivo dell’età media… ci sono condomini abitati solo da over sessantacinquenni! La sfida del futuro è questa. Il pubblico e l’accreditato non sono in grado di farsene carico, occorre aprire al privato e al privato sociale. Sempre più. E’ una strada obbligata. E poi ripensare le azioni di sostegno ai cittadini in difficoltà, ne conosco alcuni che non hanno nulla e non ricevono alcun tipo di aiuto! Non è tollerabile. Sul fronte della gestione del fenomeno migratorio poi, serve una politica di integrazione reale, altrimenti la comunità continuerà a spaccarsi. Temi a oggi completamente ignorati”. Una stoccata, Cigarini la lancia anche ai commercianti relativamente all’allargamento della Zona a traffico limitato in centro: “in città gli esercenti sono saliti sugli scudi, mentre a Bologna alcuni hanno richiesto di poter rientrare nella Ztl. Il problema non è chiudere o meno parti del centro, il nodo cruciale è la quantità di gente che visita una città. Attrarre turisti, far sì che parte di coloro che transitano lungo la Brennero si fermino anche a Carpi, questo dev’essere al centro dell’interesse dell’Amministrazione. Il cuore dell’operazione, mi pare evidente, è Palazzo Pio. La valorizzazione delle nostre eccellenze non è più rimandabile. La cultura è un perno imprescindibile, un volano economico fondamentale. Abbiamo un castello straordinario ma totalmente inutilizzato. Un contenitore vuoto. Privo di attrattive. Apriamolo a nuove iniziative capaci di rilanciare il turismo. Questo metterà in moto un circolo virtuoso e, chissà, magari i privati azzarderanno qualche investimento in più, in un centro oggi scarsamente attrattivo anche dal punto di vista commerciale”.
Jessica Bianchi