Gioiello di arte e di fede, Sant’Ignazio riapre le porte dopo il sisma

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Il Museo diocesano d’arte sacra Cardinale Rodolfo Pio, che ha sede nella Chiesa gesuitica di Sant’Ignazio di Loyola in corso Fanti, a Carpi, riapre al pubblico. “Una restituzione preziosa che rappresenta un segno di rinascita importante per la città intera dopo il sisma del 2012”, ha commentato Maria Grazia Grattari, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio. Il taglio del nastro, prosegue Luigi Zanti, “si terrà domenica 5 maggio, alle 14,30, alla presenza del cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Tra i nostri obiettivi vi è quello di garantire numerose aperture affinché i cittadini possano riappropriarsi di un vero e proprio gioiello di arte e di fede, facendo così diventare il museo una tappa fondamentale del circuito culturale carpigiano e, perché no, sede di mostre temporanee”.

“Un museo – ha sottolineato il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina – aiuta a comprendere le nostre radici e, al contempo, contribuisce a far maturare in ciascuno un senso di apparenza al proprio territorio. La Chiesa è stata un committente della cultura e oggi deve preoccuparsi di custodire e conservare il patrimonio storico – artistico che possiede. Opere che non solo testimoniano la fede di chi ci ha preceduto ma fanno parte della nostra identità”. 

Dopo le gravi lesioni riportate da Sant’Ignazio a causa del terremoto, sono stati molteplici gli interventi fatti per “un ammontare di spesa di circa 830mila euro. Dopo quattro anni di progettazione architettonica e di restauro affidata allo Studio Arkè di Modena, durante i quali ci siamo dovuti confrontare con una burocrazia a dir poco lunghissima – ha sottolineato l’ingegner Marco Soglia, responsabile dell’Ufficio Ricostruzione della Diocesi di Carpi –  e uno di lavori eseguiti dalla Cooperativa Edile Artigiana di Parma e dalla Leonardo srl, siamo finalmente in grado di restituire questo spazio, completamente rinnovato, ai carpigiani”. 

Tra i lavori più significativi, il “consolidamento delle volte e l’incatenamento della struttura con cavi di acciaio per conseguire così una significativa percentuale di miglioramento del comportamento dell’edificio alle sollecitazioni dinamiche eventualmente derivanti in futuro da altri fenomeni sismici”, conclude Soglia.

“Sant’Ignazio – spiega Andrea Beltrami, direttore del Museo diocesano di Arte Sacra – è già di per sé uno straordinario scrigno d’arte. Un luogo sacro e aperto al culto che custodisce una molteplicità di opere. Tra i dipinti segnalo il Dittico dello Scarsellino ma si possono ammirare altre opere di autori locali che restituiscono la memoria di una fede e di una tradizione centenaria meritevole di essere tramandata. Pregevoli anche due incisioni francesi su carta, seicentesche, molto rare giunte a noi pressoché intatte, per non parlare dei paliotti in scagliola carpigiana. Bellissima la serie di 12 libri corali miniati del Cinquecento, i paramenti liturgici e le suppellettili sacre visibili nel percorso espositivo, come il reliquiario a torretta, cinquecentesco, proveniente dalla parrocchia di campagna di Santa Croce. Tesori, altrimenti nascosti, che qui trovano la valorizzazione che meritano”.

Jessica Bianchi 

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