Successo meritato

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Le aspettative erano parecchie e lui sta mantenendo le promesse. Il lui in questione è Mauro Manno, il più giovane medico del Ramazzini a dirigere una Unità operativa; la sua è quella semplice dipartimentale di Gastroenterologia e Endoscopia digestiva. Da un mese presidente della sezione regionale della Società italiana di endoscopia digestiva, Manno, 42 anni, leccese, ha frequentato università e specialità a Modena dove vive dal 1994. Ha iniziato a lavorare al Sant’Agostino, poi a Baggiovara e dal 2014 è al Ramazzini e al Santa Maria Bianca di Mirandola; a fine 2017 è diventato direttore. Svariati i suoi soggiorni all’estero, Londra e Tokio i più formativi per acquisire sapere e, soprattutto, metodo.
“Ho un’ottima squadra – ci tiene a precisare -, oltre a me altri quattro medici più una specializzanda che proviene dall’università di Firenze”, a testimoniare che anche un ospedale periferico come quello di Carpi può avere una buona capacità attrattiva e formativa. E a conferma di ciò, quest’anno l’Azienda Usl ha siglato un accordo con l’Università di Modena e Reggio Emilia, alla quale finanzia uno specializzando in gastroenterologia ed endoscopia digestiva che effettuerà tutto il suo percorso formativo presso l’ospedale di Carpi. Ciò consentirà di proseguire lo scambio e il confronto di conoscenza con la Gastroenterologia universitaria, diretta dalla professoressa Villa. Ventitre infermieri lavorano nel Blocco operatorio B, una piattaforma multispecialistica utilizzata anche per l’endoscopia urologica, ginecologica, broncoscopia, piccoli interventi chirurgici e oculistica. Sarà l’età, sarà la formazione o il carattere ma Mauro Manno testimonia decisamente la differenza tra la medicina di ieri e quella di oggi. Opera in una specialità che rappresenta circa il 15% dell’assistenza ospedaliera e attualmente, grazie alla tecnologia e a nuovi modelli organizzativi, succede quello che sembrava impensabile solo alcuni anni fa. “Non è necessario un posto letto fisico – spiega – è necessaria la specialistica. Non credo nel reparto così come siamo abituati a considerarlo, i pazienti sono sempre più spesso pluripatologici e gli specialisti devono interagire tra di loro e noi, qui, lo facciamo bene. Nel nostro ospedale ci incontriamo – oncologi, radiologi, radioterapisti, chirurghi, internisti e gastroenterologi – per discutere insieme i casi più seri. Oggi non esiste soltanto il trattamento chirurgico e insieme siamo in grado di operare le scelte migliori per il malato. Io sono patient-oriented, al centro deve esserci il paziente, non i muri”.
Di necessità virtù, viene spontaneo pensare, visto che i muri del Ramazzini non sono proprio nuovi. Sorride, ma non cade nella provocazione. “E’ vero, l’ospedale è vecchio – ammette – ma francamente vedo l’impegno dell’Azienda a migliorare quanto è possibile, da parte della direzione vi sono attenzione e sensibilità”.
Carpi ha acquisito autonomia da Baggiovara pur lavorando in rete, ma l’idea di rete di Manno è ampia. “Credo nei contatti che tengo con i  miei colleghi di tutt’Italia. Nei prossimi giorni sarò all’Università di Novara come tutor per una Master Class sulla dissezione sottomucosa; sono all’interno di un gruppo di esperti e, recentemente, all’Humanitas ho parlato di  tumori che originano dall’ultimo strato della parete intestinale, la tonaca muscolare. Noi, a Carpi, di questi tumori subepiteliali ne abbiamo già operati tre e siamo gli unici in Italia ad averlo fatto. Abbiamo una tecnologia completa e all’avanguardia e per questo devo ringraziare l’Azienda e i privati che non ci fanno mancare un importante sostegno. Lavoriamo parecchio sulle vie biliari e il pancreas”, aggiunge, anche se i grandi numeri arrivano da stomaco e intestino, infatti dal 2013 a oggi le prestazioni nell’Area Nord sono passate da 4.500 a 8.000. Quest’anno è stato aperto a Carpi un Ambulatorio per malattie infiammatorie croniche intestinali. Alla domanda se sono in crescita risponde “sono in crescita le capacità diagnostiche”. Inappuntabile. E chiaro Mauro Manno lo è anche quando si parla di alimentazione. Si raccomanda di non cadere nei tranelli delle mode e del finto sapere scientifico, ma di usare l’equilibrio e la saggezza dei nonni. “Si può mangiare tutto, ma con moderazione, tenendo a mente che la dieta mediterranea è la migliore. I prodotti senza glutine sono un business, gli abusi sono un nonsense. Penso a tutte quelle persone che si lamentano di un gonfiore addominale e poi usano in maniera dissennata i fermenti lattici, lo dice la parola stessa, fermentano! Oggi il problema è che dobbiamo stare bene. Se mangi fagioli – prosegue – non puoi non pensare che poi ti si gonfierà la pancia. Ci sono cibi che producono meteorismo, e allora? Non per questo bisogna escluderli dalla dieta”.
Mette in guardia dai facili entusiasmi di scoperte tutte da dimostrare come, ad esempio, l’esistenza di una stretta connessione tra alterazioni del microbiota intestinale umano e una vasta gamma di patologie neurologiche. Taglia corto e puntualizza: “Il colon ha un importante ruolo immunologico. L’intestino – conclude – è il nostro secondo cervello”. Forse ne sa addirittura di più: scarta quello che non serve.
A.B.