Sul tetto del mondo in mountain bike

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Tutto è nato quindici anni fa quando per la prima volta il carpigiano Stefano Merzi decise di esplorare il territorio montuoso dell’India con la sua mountain bike. “Più precisamente il Ladakh è un angolo di Jammu e Kashmir, ai confini con il Pakistan e la Cina, dove la natura è la protagonista indiscussa” precisa Merzi che è rimasto stregato da questo luogo denso di natura, emozioni e misticismo. “Per me – aggiunge – viaggiare in bicicletta significa godere della bellezza del paesaggio concedendosi il tempo di conoscere le persone che si incontrano lungo il cammino e scoprire nuove culture”.
L’idea di organizzare la HHMR – Himalayan Highest MTB Race è nata così. “Si tratta – spiega Stefano, anima del progetto – di una gara a tappe, sei in tutto, a cinquemila metri, ognuna di circa 90 chilometri, al termine delle quali c’è la cronoscalata al Khardung La Pass (5359 mt), conosciuto come il passo carrozzabile più alto del mondo. Una gara per veri sportivi della mountain bike, per chi va in bicicletta, per chi ama la due ruote e la montagna. Sono sei tappe in un territorio con colori che cambiano a ogni curva, tra pastori nomadi e piccoli villaggi”.
La quarta edizione si è tenuta dal 16 al 26 agosto e vi hanno partecipato appassionati da tutto il mondo, per la maggior parte indiani.
Insieme al 57enne Stefano, c’erano il figlio Nicholas 33 anni, supporto allo staff, e Nicola Tobia suo coetaneo, videomaker incaricato di realizzare le riprese e documentare la gara a tappe. “Per me era la prima volta – racconta Nicola – ed è stato un sogno: paesaggi mozzafiato da cinquemila metri d’altezza e una natura incontaminata estesa all’infinito. Sembrava di vivere in un sogno. Altrettanto emozionante è stato incontrare le popolazioni nomadi del Ladakh la cui ospitalità è incredibile: si rispirava un clima di pace e di condivisione. In poco tempo si è creato un gruppo coeso di atleti che hanno superato il mero aspetto agonistico”.
Il viaggio è stata anche un’occasione per realizzare il progetto di solidarietà in favore della Nomadic Residential School di Puga: nei mesi precedenti la competizione, infatti, era stata promossa un’iniziativa benefica con lo scopo di raccogliere indumenti nuovi da distribuire ai bambini. “Così è stato e i loro sorrisi parlavano” racconta Nicholas Merzi che, naturalmente, ha cantato e suonato per loro regalando ai bambini un momento di pura magia.
Sara Gelli

 

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