Costruire un mondo migliore

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E poi ci sono loro, i ragazzi di provincia che vanno a studiare in città e da lì percorrono le vie del mondo. Tra questi giovani talenti c’è Sara Colucciello, laureata lo scorso aprile al Politecnico di Milano con 110 e lode.
Sara è di Soliera, figlia di Maurizio Colucciello, eclettico geometra fiero di lei come solo un padre può esserlo della propria figlia. Alla gioia di una laurea con lode si è aggiunta la soddisfazione di vedere il proprio lavoro scelto per essere esposto presso Armani/Silos nella mostra collettiva About Future. E’  in questo prestigioso contesto che hanno trovato spazio e visibilità una cinquantina di modelli, i più significativi realizzati per l’esame di laurea dagli studenti di Architettura del Politecnico. Resteranno esposti fino a fine luglio.
I temi su cui si sono concentrati i ragazzi sono la complessità della trasformazione delle città, dei paesaggi, le nuove condizioni dell’abitare, la ricerca di equilibri nuovi e sostenibili tra artificio e natura. La mostra propone visioni e suggestioni e, dando visibilità a questi giovani talentuosi, ci indica quali strade percorrere per rinnovare le città del mondo dove costruzioni, paesaggi e spazi pubblici diventano segni tangibili di quanto ci sia bisogno di nuovi sguardi. Senso di responsabilità e gusto della libertà, rigore dello studio e immaginazione, About Future è veramente una premessa/promessa di futuro.
“Il mio progetto di tesi è nato in occasione di un workshop a Shanghai nel luglio 2018, frutto di un gemellaggio tra Politecnico e Jao Tong University. Lo spunto è stato l’architettura legata allo sviluppo eco-sostenibile”, spiega Sara. Un gruppo di dieci ragazzi provenenti da tutto il mondo è già di per sé una contaminazione interessante per immaginare, pensare e realizzare qualcosa di nuovo. Sara, insieme alla compagna di corso Elena Calderan, rientrata a Milano ha portato avanti l’idea iniziale e l’ha fatta diventare argomento della sua tesi di laurea. Una galleria d’arte contemporanea, un auditorium, un bookshop bar, un albergo, un ristorante e una residenza per artisti inseriti a Shanghai. Un progetto complesso e articolato che rispetta la tradizione ma la reinterpreta. Ed ecco allora, afferma Sara Colucciello, “le residenze shikumen, case shanghainesi su modello inglese con tipici ornamenti orientali, case in schiera che formano i vicoli che danno vita al quartiere. Importante la ricerca materica: le costruzioni in mattoni con diverse trame da cui far filtrare la luce. Non c’è verde – sottolinea – perché in Cina il verde fino a pochi anni fa era solo pubblico e anche oggi è molto difficile vedere un cinese calpestare un prato. Abbiamo optato per dei giochi d’acqua perché è protagonista a Shanghai, oltre 26 milioni di abitanti, la città più popolosa del mondo. Ma Shanghai è tanto altro, cuore economico e finanziario della Cina, ma anche culturale. Un solo numero per rendere l’idea: si contano 63 tra gallerie e musei d’arte contemporanea. Shanghai, e non so se sarà un bene o un male, si è fatta irretire dall’arte e una frase che ho sentito e mi ha colpito è stata ‘noi cinesi dell’Occidente abbiamo già comperato le società, ci resta l’arte”. Brivido. O forse opportunità.
Il progetto di Sara è stato pensato in relazione al vicino intervento di Chipperfield, un’area british a Shanghai, e rimanda alla factory di Andy Warhol, contempla varie forme artistiche, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia ai video, passando dagli audio. Gli artisti possono vivere e lavorare in spazi a loro destinati pensando alle loro varie esigenze e, dopo circa un mese di permanenza, a lavoro si presume concluso, lasciano un segno tangibile del loro talento alla Galleria che così continua ad arricchirsi di nuove opere oltre a esporre lavori di artisti di chiara fama. Il tutto senza dimenticare che il contenitore stesso è una forma d’arte perché, come precisa Sara, “l’architettura non è solo tecnologia, va rivendicata come pratica artistica.
L’architettura, a differenza di pittura e scultura, si lega al contesto, deve mettere radici”.  E così, tra muri e spazi aperti, vicoli english style e people square, gli specchi d’acqua danno vita a momenti di pausa. Pausa generativa per tornare ad affrontare una città immensa, dove tutto è possibile. Anche che una ragazza di Soliera arrivi, la studi, la faccia diventare protagonista di un progetto premiato dal Politecnico e da Armani. Succede e non mi sorprende: il talento dei nostri ragazzi è immenso, dobbiamo essere noi a meritarlo.
A.B.

 

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