Ci sono partite che segnano una stagione, serate che restano incise nella memoria dei tifosi molto più del semplice risultato. Quella di ieri al “Cabassi” è una di queste: un Carpi gigantesco, nella serata che rimanda la memoria degli appassionati allo storico 3-3 in rimonta in casa del Brescia, è capace di piegare il Rimini 2-1 nonostante un freddo pungente e l’inferiorità numerica che ha costretto i biancorossi a giocare in dieci uomini per oltre 80 minuti. Un’impresa vera, costruita con coraggio e una fame sportiva che alimenta obiettivi sempre più concreti.
L’atmosfera allo stadio era di quelle che raccontano il calcio di provincia più autentico: fiato che si trasforma in vapore, tifosi infagottati e mani che battono forte per scaldare la squadra. E il Carpi, dal canto suo, ha risposto subito con il fuoco del carattere. Nonostante l’espulsione lampo di Enea Pitti (gomitata al difensore romagnolo Lepri al 16′) che avrebbe potuto tagliare le gambe a chiunque, la squadra non solo è rimasta in piedi: si è trasformata in una muraglia umana, compatta, feroce, determinata a non concedere nulla.
Il vantaggio arriva grazie alla lucidità e alla precisione di Stanzani, che al 6’ insacca un “tap/in” su tiro/cross di Cortesi: primo mattone dell’impresa. Il Rimini prova a reagire, ma il Carpi – pur con un uomo in meno – continua a spingere, a rincorrere ogni pallone, a sacrificarsi in ogni zona del campo. Una squadra intera che difende, soffre, lotta centimetro dopo centimetro.
Il raddoppio, firmato da Sall (al 28′), è una perla di volontà e coraggio: una rete da centravanti puro che fa esplodere la curva e che sembra dare respiro ai biancorossi in mezzo a un match diventato una maratona di resistenza. Il Rimini accorcia con Falasco poco prima dell’intervallo, rimettendo ogni verdetto in bilico, ma nella ripresa il Carpi confeziona l’impresa: un secondo tempo di eroismo calcistico, in cui ogni giocatore si trasforma in una parte del muro che sostiene la squadra.
Gli ultimi minuti sono una battaglia di nervi nel gelo, con le gambe che bruciano e il fiato corto. Il Carpi stringe i denti, resiste, combatte… e alla fine, nonostante le numerose interruzioni e le proteste per una mancata espulsione per il Rimini (per fallo da ultimo uomo su Cortesi lanciato a rete) che avrebbe potuto rendere meno teso e palpitante il finale, trionfa. Il fischio finale del direttore di gara è una liberazione, un boato che scalda più di qualsiasi sciarpa.
Questa vittoria non porta in dote solamente tre punti, bensì regala al Carpi un meritatissimo 4° posto, conquistato non solo con la tecnica, ma con un carattere definito, in pieno stile identitario biancorosso. Una gara che diventa una dichiarazione d’intenti, un messaggio chiaro al campionato: questo Carpi non molla mai e dopo 15 giornate mandate in archivio è a +11 sulla zona playout.
Una notte gelida, sì.
Ma una notte che scalda il cuore, a chi ama davvero questi colori.
























