Recensione di “Il bello di Kerstin” di Helena Hedlund (La Nuova Frontiera Junior edizioni)

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«Il cuore batte forte e le lacrime bruciano. Kerstin vuole solo fuggire. Via da tutti quelli che sono contenti per cose che non sono per niente belle. Via da tutti quelli che non capiscono quanto è brutta questa cosa. Un compagno di classe rompiscatole come vicino di casa. Ora sarà costretta a vederlo tutti i giorni? Non potrà mai più stare da sola?»

La protagonista del libro d’esordio di Helena Hedlund “Il bello di Kerstin” (primo di una serie di sei libri), pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera Junior, è Kerstin, una moderna Lotta (Lotta Combinaguai di Astrid Lindgren), ma di cui si approfondisce di più l’aspetto psicologico: sette anni e capelli color oro, anche se la sua amica Fatima sostiene che siano arancioni. Vive con i genitori alla fine della strada asfaltata, dove non ci sono che case disabitate.
Un giorno a scuola trova un anellino d’oro e se lo infila subito in tasca per aggiungerlo alla sua collezione di 105 oggetti color oro, ma quando qualche giorno dopo scopre che la maestra Lotten ha perso la sua fede, non ha il coraggio di dire niente.
Da qui inizia un intreccio complesso incentrato sulla bugia, sul coraggio della verità e dell’essere se stessi rispettando gli altri.
Queste tematiche sono trattate con delicatezza ponendo l’accento non tanto sull’azione, quanto sulla rappresentazione delle emozioni e dei pensieri di Kerstin e dei suoi compagni al riguardo.
È la vita interiore ed emotiva a condizionare ciò che succede fuori. L’ambientazione principale non sono infatti né la casa né la scuola o gli altri luoghi frequentati da Kerstin ma il suo mondo interiore.
In questo libro c’è una perfetta coincidenza di prospettiva e tono tra l’età dei protagonisti e la narrazione che lo rende assolutamente credibile e spassoso, e proprio per ciò autentico e profondo, poiché prende sul serio il punto di vista dei bambini, i loro comportamenti, sentimenti e reazioni.
Kerstin è una bambina in cerca di un equilibrio con se stessa, ricca di sfumature e a cui piace anche stare da sola a volte, affiancata da genitori che cercano di comprenderla e che sono sempre in ascolto.
Con il suo modo di scrivere la Hedlund avvicina così tanto ai personaggi che si riesce a percepire il loro stato d’animo per tutto il tempo. Ognuno di loro, infatti, è tratteggiato in maniera molto attenta e accurata.

Chiara Sorrentino

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