Il consumo di suolo non si arresta, 20 ettari ogni 24 ore

L’Emilia-Romagna è la quarta regione in classifica dopo Lombardia, Veneto e Campania, come percentuale di suolo consumato, ma seconda come incremento assoluto (815 ha) subito dopo il Veneto. Nel 2023 la riduzione dell'effetto spugna, ovvero la capacità del terreno di assorbire e trattenere l'acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, è costata al Paese oltre 400 milioni di euro all'anno. E Carpi come se la cava? Stando ai dati del Rapporto malaccio. L’incremento netto del consumo di suolo in città dal 2012 al 2023 è stato pari a 76 ettari. 7.14 ettari solo nel 2023 (11.9 ettari nel 2019, 2.19 nel 2020, 1.4 nel 2021, 7.85 nel 2022): negli ultimi cinque anni sono stati ipermeabilizzati 30 ettari.

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I numeri del consumo di suolo nel nostro Paese sono a dir poco sconfortanti. La fotografia tracciata dal report 2024 su Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemi presentato da Ispra fanno letteralmente tremare i polsi. Una corsa alla cementificazione che non conosce battute d’arresto, nemmeno nei territori a rischio sismico o idrogeologico. Nulla pare fermare la veloce e costante avanzata del cemento.

Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 72,5 km2, ovvero, in media, circa 20 ettari al giorno. Un incremento del suolo consumato inferiore rispetto al dato dello scorso anno ma che si conferma al di sopra della media dell’ultimo decennio (2012-2022), pari a 68,7 km2 annuali. Il nostro Paese, nell’ultimo anno, ha perso suolo al ritmo di 2,3 metri quadrati ogni secondo.

L’impermeabilizzazione è cresciuta, complessivamente, di 26,2 km2, mentre la crescita netta delle superfici artificiali dell’ultimo anno equivale a una densità di consumo di suolo di 2,41 m2 per ogni ettaro di territorio italiano che scende a 2,14 m2/ha al netto dei ripristini. Inoltre, altri 4,6 km2 sono stati coperti da serre permanenti e da altre forme di copertura del suolo che non sono, con l’attuale sistema di classificazione, considerate come consumo di suolo permanente o reversibile ma del quale è opportuno tenere traccia.

La relazione tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione conferma poi che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto e si assiste a un aumento delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi di decrescita, della popolazione residente.  Dal 2012 al 2018 il suolo consumato per abitante è aumentato di 6,6 m2/ab mentre nell’ultimo quinquennio di 10,9 m2/ab.

L’Emilia-Romagna è la quarta regione in classifica dopo Lombardia, Veneto e Campania, come percentuale di suolo consumato, ma seconda come incremento assoluto (+815 ettari) subito dopo il Veneto.

La nostra regione non solo continua a impermeabilizzare il proprio territorio a ritmi vertiginosi ma vanta un altro triste primato, ovvero la percentuale più alta a livello nazionale (52%) rispetto al consumo di nuovo suolo in aree a pericolosità idraulica media e ha consumato altri 7,5 ettari in aree a pericolosità da frana molto elevata, nonostante le alluvioni dell’ultimo anno e mezzo impongano la necessità di una rapida inversione di tendenza.

E Carpi come se la cava? Stando ai dati del Rapporto malaccio. L’incremento netto del consumo di suolo in città dal 2012 al 2023 è stato pari a 76 ettari. 7.14 ettari solo nel 2023 (11.9 ettari nel 2019, 2.19 nel 2020, 1.4 nel 2021, 7.85 nel 2022): negli ultimi cinque anni sono stati ipermeabilizzati 30 ettari.

Sul periodo 2006-2023, il consumo permanente in Italia rappresenta il 36,1% del totale, con una prevalenza di edifici e strade e piazzali in asfalto e cemento. I pannelli fotovoltaici a terra (+161 km2) rappresentano invece una porzione importante del nuovo suolo consumato reversibile, seppure con impatti diversi a seconda del tipo di impianto.

A livello nazionale, dai dati SNPA, risultano occupati da impianti fotovoltaici a terra circa 17.907 ettari. La loro distribuzione è eterogenea con un massimo in Puglia (con 6.130 ha, circa il 34% di tutti gli impianti nazionali), seguita da Emilia-Romagna (1.707 ha) e Lazio (1.596 ha). Un’altra partita di cui tener conto. In soldoni nel 2023 la riduzione del cosiddetto effetto spugna, ovvero la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, è costata al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno.

A cura di Jessica Bianchi

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